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"Se la libertà vuol dire veramente qualcosa, significa il diritto di dire alla gente quello che la gente non vuol sentire"
(George Orwell, Postfazione de "La fattoria degli animali")
(George Orwell, Postfazione de "La fattoria degli animali")
lunedì, giugno 02, 2008
venerdì, aprile 25, 2008
25 Aprile (2)
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Il 25 Aprile, giorno in cui si festeggia la liberazione dal nazifascismo, dovrebbe essere un giorno molto importante per ogni italiano.
Negli ultimi tempi la Destra italiana ha continuato imperterrita la sua opera di delegittimazione della Resistenza e del 25 Aprile, appoggiata anche da un revisionismo storico che di storico ha poco. C'è addirittura chi ha pensato di equiparare i partigiani con i militi di Salò. Non si può equiparare chi ha combattuto per la libertà e chi invece ha combattuto per la tirannia.
La lettera di seguito riportata è stata scritta da un partigiano prima di essere giustiziato dai nazisti. La lettera è pubblicata nel libro "Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza 1943-1945" a cura di Mimmo Franzinelli.
Forte S. Leonardo, 30-5-44
Per il Governo della nuova Italia.
Fra pochi minuti sarò assassinato per la sola colpa di essere un vero italiano, da un plotone di esecuzione tedesco. Non dimentichi il nuovo governo e sappia della mia lunga agonia, della vedovanza di mia moglie madre dei mie piccoli figli.
Le atrocità commesse contro di me e contro tanti altri buoni Italiani non si possono dire a parole e non si potranno immaginare.
Raccomando la mia famiglia rimasta priva del loro unico sostegno domiciliata a Caprino Varese.
Viva l'Italia libera della tirranide tedesca.
Fra pochi minuti sarò assassinato per la sola colpa di essere un vero italiano, da un plotone di esecuzione tedesco. Non dimentichi il nuovo governo e sappia della mia lunga agonia, della vedovanza di mia moglie madre dei mie piccoli figli.
Le atrocità commesse contro di me e contro tanti altri buoni Italiani non si possono dire a parole e non si potranno immaginare.
Raccomando la mia famiglia rimasta priva del loro unico sostegno domiciliata a Caprino Varese.
Viva l'Italia libera della tirranide tedesca.
Giuseppe Bonizzi
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mercoledì, aprile 23, 2008
25 Aprile (1)
E’ più che mai necessario ritornare ad una celebrazione solenne, esaltandone il significato profondo, del 25 aprile, festa della Liberazione e dell’insieme dei valori, fondanti della nostra democrazia, dopo il buio del regime fascista e della conseguente sciagurata guerra. Contro ogni tentativo di revisionismo e cercando noi stessi di emergere dal lassismo e dall’assuefazione di questi ultimi anni a riguardo. Perché nulla può dirsi assodato rispetto al concetto di democrazia, che necessita piuttosto, di continuo, del flusso di ricordi e di testimonianze del presente.
C’è attualmente un attacco furioso contro il 25 aprile e la Resistenza da parte di una destra, che non ha memoria eroica e pregnante di libertà da condividere in condominio con le migliori tradizioni politico-culturali del nostro Paese. Le quali, in piena unità di intenti, stilarono la Costituzione, che fu un alto esercizio morale ed istituzionale, da parte di uomini e donne finalmente liberi, i quali ebbero come solo scopo il bene ed il progresso dell’Italia.
Se solo riuscisse l’inganno di equiparare le ragioni dell’odio e dell’oppressione a quelle proprie della libertà, cadrebbe del tutto l’anomalia italiana, consistente nel fatto di avere appunto una destra, non certo liberale e non comparabile alle altre destre europee.
Non so fino a che punto ci si possa spingere nella manomissione della storia per meri fini politici dell’oggi, ridicolizzando, ridimensionando ed ammantando di vetustà gli ideali ispiratori della lotta al nazi-fascismo.
Eppur succede ed eminenti personaggi di destra, che non perdono occasione di inneggiare a mafiosi, smarrendo ogni senso dello Stato, dichiarano apertamente di voler riscrivere la storia d’Italia, per quanto riguarda il periodo della Resistenza, quasi fosse essa un falso operato dai vincitori. Perché forse, in tal modo, troverebbe giustificazione il ventennio fascista, ovvero l’unico regime dittatoriale, che mai abbia avuto l’Italia. Ed assumerebbero giustificazione perfino le odiose leggi razziali del 1938. E così le guerre di aggressione e di rapina contro inermi popolazioni e tutto ciò che di nefando italiani fascisti commisero contro altri italiani.
Comprendo ed avverto una specie di scoramento per quello che potrà avvenire dopo la vittoria della destra, con tutta una serie di implicazioni, che già, solo al pensiero, appaiono dolorose. A cominciare dall’attacco, che sarà portato, mediaticamente, al cuore delle nostre convinzioni più radicate.
E se invece proponessimo con grande forza il nostro calendario civile, cadenzato in modo così significativo, partendo proprio dal 25 aprile? Ciò sarebbe per noi tutti un formidabile sprone. Nel frattempo, raccontando ai giovani, coinvolgendone sempre di più, nel tentativo di sottrarli ad un nulla eterno culturale ed ideale e contribuendo a disegnare il futuro, che non ha ragion d’essere, se manca la percezione di un degno passato.
Lino D'Antonio
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domenica, aprile 20, 2008
Prove tecniche di regime
Impeccabile l’analisi socio-politica di Giovanni Valentini, in “Quando vince la telepolitica”, “La Repubblica” , 19 aprile.
Sono d’accordo che bisogna retrodatare, rispetto alla discesa in campo di Berlusconi del 1994, l’origine della formazione di un elettorato conservatore. Processo iniziato, senza ombra di dubbio, con l’avvento delle TV commerciali.
Un elettorato quindi, tipicamente di destra e non direi moderato, non ravvedendo alcun elemento, per definire in tal modo i cittadini che si rivedono e votano il PDL, oggi privi anche dell’apporto “centrista” di Casini.
Sono esterrefatta invece e del tutto in disaccordo con le conclusioni dell’intervento del Valentini, che sembrano spingere verso l’accettazione supina della situazione dopo il voto e ad un’assuefazione da compiere in nome del “bene del Paese”, avvalorando la tesi che la sinistra sarà del tutto fagocitata dalla destra. Ciò da parte del giornalista de “La Repubblica”, senza chiedere al PD di rendere più pregnante un diverso modello culturale di società, che esiste, anche se uscito miniritario dalle urne.
Che strana questa stampa nostrana! Essa ha fatto le pulci in ogni donde al governo Prodi, ha gioito, nella sua interezza per la sua caduta. Essa non ha battuto ciglio, allorché Berlusconi dall’opposizione affossava per non lodevoli interessi di parte il suo Paese, sorvolando, tra l'altro, con sospetta disinvoltura sulla sgradevolezza del personaggio, in ogni suo aspetto, di certo non sobrio e privo di rispetto istituzionale.
Ora a noi, che abbiamo votato Democratico ed abbiamo perso, ma rimaniamo in un sistema democratico, dove si presume che ci possa essere ancora il bene dell’alternanza, ci si richiede una doppia dose di “patriottismo”. E per dirla alla Totò di “abbozzare”.
Sinceramente non ho simpatia per i miei connazionali che hanno votato PDL e Lega e per effetto del risultato elettorale pur non lusinghiero, per lo schieramento, in cui mi rivedo, non intendo invertire il senso della mia gamma di valori. Soprattutto se il messaggio di questi giorni è: limare, appiattire, omologare….. E soprattutto se siffatto popolo sovrano è stato, come sostiene il Valentini, così imbonito e drogato da un messaggio televisivo di parte. E che parte! Ovvero dal padrone assoluto delle TV.
Credo che insieme a tanti altri non mi adeguerò e mi batterò per le mie convinzioni, pensando che anche Hitler era stato portato al potere da democratiche elezioni e che la vittoria di Berlusconi e della Lega, forza localistica (solo localistica), che deciderà drammaticamente anche per me, non mi rassicura per niente.
Berlusconi ha vinto e deve governare. Se il compito sarà arduo per lui, anche con una considerevole maggioranza e fallirà, DOVRA' ANDARE VIA! Non è il caso di chiedere all’opposizione ed alla opinione pubblica avversa di adeguarsi alle ragioni dei vincitori e conseguentemente ad una sorta di pensiero unico nazionale. E’ questo un film, che con un diverso scenario epocale già si è visto in modo drammatico in questo Paese.
Parlare in tal senso non vuol dire fare il muro contro muro, è soltanto muoversi lungo le linee guida della democrazia.
Aurelia del Vecchio, Napoli
Il grande bluff
Non credo che dal nuovo governo di destra possa venire una chance per Napoli, così come prospettato da Umberto De Gregorio alla fine del suo intervento su “La Repubblica” del 19 aprile, “La strategia di Berlusconi e l’illusione del Mezzogiorno”. Per una impossibilità di fatto, consistente nell’opprimente presenza della Lega Nord, che già, nel passato governo di destra, ha esercitato a lungo il veto contro Bagnoli.
Tra l’altro, al di là della mia personale convinzione suffragata da fatti inconfutabili, è lo stesso De Gregorio, che informa i lettori che il disegno del futuro Presidente del Consiglio è quello di concentrare le risorse finanziarie a Nord e le attenzioni medianiche tutte e solo per Napoli e sull’emergenza rifiuti, indicando come capro espiatorio di continuo Bassolino.
Senza alcun tipo di budget, il tutto rimarrà solo una bolla mediatica.Una ripatinata cartolina di Napoli, dopo quella orribile che proprio Berlusconi, per scopo di parte, ha provveduto ad ampliare nel mondo. Quale sia l’abilità del cavaliere su “questa vince e questa perde”, appunto non siamo in grado di stabilire se il declino della città sia irreversibile o recuperabile. Va da sé che da un governo serio ci si aspetti non certo il gioco delle tre carte, ma una programmazione seria di sviluppo economico, nonchè risorse, a cui, per il Mezzogiorno d’Italia, la destra non metterà mano, come già detto, per l’opposizione della Lega Nord.
I soldi per i rifiuti saranno solo quelli stanziati in concreto dal governo Prodi, sui quali Berlusconi porrà il proprio marchio proprietario e, con l’abile uso dei media, uscirà definitivamente da tutte le sue responsabilità a riguardo.
I napoletani e campani, traditi e turlupinati dalle lusinghe dell’ultima ora, recrimineranno o forse no. La stampa nazionale e cittadina registrerà l’ennesimo inganno o forse no. Resta il fatto che, dopo le elezioni, c’è da prendere atto, con rammarico di una funzione imbonitrice da parte della stampa, nella sua interezza, verso chi non ha votato per la destra. Tramite un accorato, implicito invito alle coscienze, al senso di responsabilità e quasi all’amor patrio, chiedendo di dimenticare di colpo il disprezzo, le contumelie e soprattutto gli interessi di un solo soggetto, contrapposti a quelli del bene comune. Con il risultato di suscitare nei confronti del cavaliere un’opposizione molto più virulenta che nel passato, anche per effetto di un atteggiamento così benevolo a priori, mai esplicato nei confronti del governo Prodi. Questo fino a che riusciremo a mantenere intatto il nostro senso di discernimento, prima di scivolare dolcemente verso il pensiero unico.
Aurelia del Vecchio, Napoli
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sabato, aprile 19, 2008
La feccia che risale il pozzo
Questa che segue è un'intervista di Laura Laurenzi a Indro Montanelli pubblicata da "La Repubblica" il 26 Marzo 2001.
Sembra essere diventato il nemico numero uno del Polo. Berlusconi gli dà del bugiardo e dell'ingrato, Fini lo descrive come l'ennesimo giornalista "strumentalizzato" dalla sinistra, i giornali della destra portano il suo nome nei titoli di testa in prima pagina. La sua "colpa" è il tradimento: ha dichiarato di votare per il centrosinistra, ha partecipato alla trasmissione di Santoro, dove - capo d'imputazione gravissimo - ha persino dato ragione alla ricostruzione fatta da Marco Travaglio sulle vicende del Giornale. Indro Montanelli ha risposto con le sue armi: un editoriale al veleno sul Corriere della sera in cui restituisce l'accusa di mendacio al Cavaliere, gli replica punto per punto e chiosa: "Chiagne e fotte, dicono a Napoli dei tipi come lui. E si prepara a farlo per cinque anni di seguito". Dopo l'articolo, da ieri mattina il suo telefono non ha fatto che suonare.
"La cosa più impressionante - racconta Montanelli - sono state le telefonate anonime. Ne sono arrivate cinque una dopo l'altra, tre delle quali di donne. Non so chi avesse dato loro il mio numero, che è assolutamente introvabile. Dicevano tutte la stessa cosa: delle invasate che urlavano: lei che per vent'anni ha mangiato alla mensa di Berlusconi! Io, capirai? Come se io fossi stato mantenuto da Berlusconi".
Insomma, siamo alle minacce.
"Veramente la scoperta che c'è un'Italia berlusconiana mi colpisce molto: è la peggiore delle Italie che io ho mai visto, e dire che di Italie brutte nella mia lunga vita ne ho viste moltissime. L'Italia della marcia su Roma, becera e violenta, animata però forse anche da belle speranze. L'Italia del 25 luglio, l'Italia dell'8 settembre, e anche l'Italia di piazzale Loreto, animata dalla voglia di vendetta. Però la volgarità, la bassezza di questa Italia qui non l'avevo vista né sentita mai. Il berlusconismo è veramente la feccia che risale il pozzo".
Lei sembra veramente spaventato.
"No, spaventato no: piuttosto sono impressionato, come non lo ero mai stato. Va bene, mi dicevo, succede anche questo: uno dei tanti bischeri che vengono a galla, poi andrà a fondo. Ma adesso sono davvero impressionato, anche se la mia preoccupazione è molto mitigata dalla mia anagrafe. Che vuole, alla mia età preoccuparsi per i rischi del futuro fa quasi ridere".
Ma lei è sicuro che la partita elettorale sia già giocata? Il centrosinistra non ha nessuna possibilità di battere Berlusconi?
"Guardi: io voglio che vinca, faccio voti e faccio fioretti alla Madonna perché lui vinca, in modo che gli italiani vedano chi è questo signore. Berlusconi è una malattia che si cura soltanto con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo Chigi, Berlusconi anche al Quirinale, Berlusconi dove vuole, Berlusconi al Vaticano. Soltanto dopo saremo immuni. L'immunità che si ottiene col vaccino".
Lei, Montanelli, oggi è diventato il problema politico principale del centrodestra. Da qualche giorno il suo nome è al centro delle dichiarazioni degli uomini del Polo.
"E' strano: io non avevo mai preso parte alla campagna di demonizzazione: tutt'al più lo avevo definito un pagliaccio, un burattino. Però tutte queste storie su Berlusconi uomo della mafia mi lasciavano molto incerto. Adesso invece qualsiasi cosa è possibile: non per quello che succede a me, a me non succede nulla, non è che io rischi qualcosa, è chiaro. Quello che fa male è vedere questo berlusconismo in cui purtroppo è coinvolta l'Italia e anche tante persone perbene.".
Tutta questa polemica è nata dal programma di Luttazzi. Lei vede programmi di satira politica in televisione? Come li giudica?
"Ne vedo, come no. Beh: l'unico modo per combattere questa cosa è la satira. Che sia sempre fatta bene però non direi, molto spesso è volgare anche quella. Ma forse è peggiore la facilità, la spontaneità con cui Berlusconi mente, e con cui le sue menzogne, a furia di ripeterle, evidentemente vengono bevute dagli altri. Lui racconta a modo suo la fine della mia direzione al Giornale, il giorno dopo la mia uscita, quando non ho potuto certamente influire più sulla stesura della cronaca. Paolo Granzotto scrisse un resoconto di come erano andate le cose. Ecco: andatevi a rileggere quella cronaca, coincide esattamente con le cose come le ho raccontate io. Berlusconi sostiene che io ero al Giornale sognando di farne un altro: non sta né in cielo né in terra. Questa menzogna è semplicemente una scemenza: quanta volgarità, quanta bassezza".
(26 marzo 2001)
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giovedì, aprile 17, 2008
Pubblico una email inviata da Aurelia Del Vecchio al quotidiano "l'Unità".
Cara Unità,
dopo l’esito del voto del 13 e 14 aprile,con la schiacciante vittoria della destra, persone a me note hanno deciso di lasciare l’Italia. Manco a dirlo, si trasferiranno quasi tutte in Spagna. Sono giovani di talento, studiosi e coppie di mezza età.
Questo non perché essi disconoscano il bene dell’alternanza democratica, ma per una sorta di pessimismo e di ripulsa verso cosa sarà il nostro Paese, nei prossimi cinque anni, sotto il tallone berlusconiano. Dal punto di vista economico, culturale e democratico.
Nel parlare con i suddetti amici e parenti, che scelgono questo esilio volontario, ho ricevuto più o meno la stessa risposta. E cioè che in 14 anni, mentre nel centro-sinistra si litigava, ci si componeva e ci scomponeva, senza costruire un valido modello di società, Berlusconi provvedeva a dotare il suo movimento politico di un robustissimo supporto “culturale”, il BERLUSCONISMO. Cosa che lo renderà praticamente invincibile negli anni a venire.
Va dato atto a ”L’Unità” di aver paventato da anni questo pericolo e di averlo esposto più volte con dovizia.
Senza incorrere in iperboli, credo che l’attuale sia un momento grave per l’Italia, perché si è al “Berlusconi ultimo atto”. Nel senso di un accompagnamento dolce del Paese nella sua interezza verso un vero e proprio regime, che avrà esteriormente il segno tenue di un improbabile democrazia.
Molti tra noi invece rimarranno qui, ma, più che mai la politica, quella vera, deve dare risposte immediate, fugare dubbi e paure e costruire finalmente il futuro.
Cordiali saluti
Aurelia del Vecchio
lunedì, aprile 07, 2008
Censura legale
Vorrei portare alla vostra attenzione un grave problema che minaccia gravemente la libertà di stampa: la censura legale.
La censura legale, ormai molto di praticata in Italia, avviane quando, per paura di rivalse giudiziarie, un editore o chi per esso preferisce censurare (o comunque edulcorare) una notizia.
Voglio presentarvi il caso dell'ex collaboratore di Report Paolo Barnard. A questo link troverete tutta la documentazione a riguardo, che ha come protagonisti Barnard, La RAI e Milena Gabanelli (responsabile di "Report").
Ho letto tutta la documentazione, vi consiglio di leggere con molta attenzione il link3 del documento sopra linkato, vi posso assicurare che Milena Gabanelli, che continuo comunque a considerare un'ottima giornalista, non ne esce per nulla bene.
Beppe Grillo sembra ignorare questo problema, ho commentato un suo post chiedendogli di prendere posizione nei confronti della censura legale. Ho notato con grande costernazione che il messaggio, contenente la parola "censura", è stato censurato (scusate il gioco di parole), questo accade per tutti i messaggi che contengono la parola "censura". Si può aggirare il filtro del blog scrivendo, ad esempio, c:e:n:s:u:r:a, oppure c.e.n.s.u.r.a (insomma date sfogo alla vostra fantasia). Vi invito a commentare, ogni giorno, un post di Beppe Grillo, così vediamo cosa succede. Potete copiare e incollare il seguente messaggio.
Caro Beppe, sono interessato a conoscere la tua opinione riguardo al grave problema che minaccia la libertà di stampa: la cosiddetta "C:e:n:s:u:r:a Legale", nella fattispecie al caso Barnard-Gabanelli.
Sicuro di un tuo riscontro.
Cordiali saluti.
Controllate sempre che il messaggio venga visualizzato, in caso contrario scrivete censura in un altro modo (inventatevi qualcosa, basta che sia leggibile).
S.F.
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