
E' con vero piacere che pubblico la email che ho ricevuto dalla sig.ra Aurelia del Vecchio.
Aurelia del Vecchio
Rispettando la libera espressione di voto di ciascuno, mi permetto di osservare che questa sarebbe, per tanti versi, una scelta illogica. Basterebbe considerare attentamente tutti gli atti dell’ineffabile governo Berlusconi per il Sud e tutto ciò che la destra fa, con puntuale quotidianità, contro Napoli e la Regione per mero gioco politico.
Per un quinquennio il Cavaliere è stato a capo di una composita maggioranza, costituita da AN, dal partito dell’onorevole Casini e dalla Lega Nord, vera forza fagocitante dell’alleanza, per niente sensibile alle ragioni del meridione, se non con intento egoista e secessionista. Con in più il supporto di una destra estrema e negazionista delle ragioni stesse della nostra democrazia. Unico caso in Europa.
Al di là dei proclami roboanti e delle immaginifiche cifre esibite per il Sud, sarebbe il caso di chiedere alla destra un resoconto dettagliato delle cose realmente esplicate per questa parte di Paese, per tutti gli anni che essa ha governato. Forse si rimarrebbe sbigottiti per l’esiguità e la scarnezza dell’azione degli esecutivi a guida Berlusconi, relativamente proprio ai problemi meridionali.
E partendo quindi, da una analisi politica ed economica degli ultimi anni, difficilmente confutabile, si arriva, in modo inevitabile, all’emergenza rifiuti e di come essa non sia stata arginata e risolta nei cinque anni del governo Berlusconi.
Purtroppo il precipitare della crisi dei rifiuti sembra aver annullato queste omissioni e non soluzioni, circoscrivendo le responsabilità solo in ambito regionale.
Per evitare il rischio di incorrere in ripetizioni, vorrei subito cogliere il dato politico, che emerge, prepotente, dal problema dello smaltimento dei rifiuti. E cioè che, a monte di esso, molti sia a destra che al centro stanno ricercando la verginità politica, a tutti i costi, fidando sulla poca memoria della gente.
Escludo di netto dal mio ragionamento il governo Prodi, essendo esso, nella sua esiguità temporale, rispetto all’esecutivo precedente, riuscito a varare un decreto credibile e fattibile e affidandone l’attuazione al Commissario De Gennaro, che pure tra enormi difficoltà, pare stia per raggiungere un esito positivo nei tempi stabiliti.
Ma come ha ben sottolineato Massimo D’Alema, le forze politiche di destra sono sostanzialmente avverse alla nostra città e Regione, in quanto, con una martellante e devastante campagna mediatica, stanno compromettendo gravemente il nostro futuro, facendo apparire sommerso dalla “monnezza” tutto, anche ciò che è eccellente e si continua a produrre.
La destra quindi, vera forza della regressione, non collaborativa nell’emergenza, non propositiva responsabilmente e non risolutiva in alcun modo dei problemi dei cittadini. Tesa essa nella ricerca spasmodica del consenso, a favore dei particolarismi del solito e vecchio imprenditore Berlusconi.
Fortunatamente a fare da controaltare a questa deriva, c’è il Partito Democratico, quale vera ed unica novità nel panorama politico, Con tutte le implicazioni positive, che esso reca in sé, in speranze ed in possibilità reali, perché può mettere in moto soprattutto l’effetto deparalizzante della società italiana.
Affermo ciò senza ansia e tifoseria, ma per semplice senso di realismo. Del resto, quel che propone la destra, con un partito, il PDL, raffazzonato senza un vero progetto fondativo in tutta fretta per contrastare Veltroni, è un già visto, provato e già bocciato e ci riporterebbe alla condizione di un intero Paese bloccato, sempre sull’orlo di una “guerra civile” immaginaria e culturalmente retrogrado. Allorché abbandoneremo del tutto l’attitudine secolare a sentirci “Guelfi e Ghibellini”, in politica, così come nelle scelte essenziali della vita nazionale, potremo finalmente dirci Europei.
Il rischio di ulteriori divisioni e corporativismi è grande ed è d’uopo ricordare come il governo Berlusconi abbia contribuito ad una più drammatica spaccatura economica e strutturale tra Nord e Sud. Un’eventuale vittoria elettorale della destra produrrebbe per il nostro territorio proposte vuote di reale sviluppo ed all’insegna del solito affarismo, esplicato dalle “vecchie facce” della politica. Sempre per citare D’Alema, in caso di vittoria del PDL, c’è il rischio di avere un “ministro straniero” in qualche importante dicastero. Ovvero un leghista, eletto in una sola parte d’Italia, che dovrebbe però accogliere le istanze di tutto il territorio nazionale. Tutto ciò è beffa e ludibrio verso l’intero corpo elettorale.
Obiettivamente ed avendo una stima incommensurabile verso i miei concittadini, non riesco a trovare alcun valido riscontro, per cui la Campania dovrebbe votare a destra.
Ilvano
Alla mia nazione
Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.
Pier Paolo Pasolini, La religione del mio tempo - 1959
Dopo aver Berlusconi candidato Ciarrapico, discusso imprenditore dalla fedina penale non immacolata e pubblico reo confesso di fascismo, salvo smentita di prammatica, egli propone a capo della lista del Senato per il Sud America, l’argentino Esteban Juan Caselli, detto Cacho, personaggio legato alla sanguinaria dittatura militare ed accusato da ministri del suo stesso paese di oscuri traffici e pericolose frequentazioni.
E’ giusto che uno schieramento politico, che compete per la guida del Paese, debba battersi strenuamente, per conquistare tale primato, tramite l’acquisizione del maggior numero di consensi. Ma ciò deve avvenire sempre percorrendo la via maestra della democrazia. La qual cosa, come spesso vuole accreditare il cavaliere, non è un optional, né qualcosa di anacronistico.
Ben si sa come egli sia preda delle sue ossessioni fobiche sui comunisti, ma sarebbe comunque il caso di ricordargli che l’unico regime dittatoriale, che ha avuto l’Italia, è stato quello fascista. Da cui il capo della destra pesca a piene mani, la Mussolini e Ciarrapico qui da noi e all’estero nel pattume di un’odiosa dittatura militare, il succitato Esteban Juan Caselli.
Il mondo cambia vertiginosamente e drammatiche emergenze si presentano ai governanti. Ma Berlusconi, come “il giapponese rimasto nella giungla” appare in maniera manifesta, legato al passato, purtroppo a quello più inquietante e disastroso. Tra fascismi e la P2 ed i suoi legami argentini. Nonché, ahi noi, prototipo di una politica da marketing, di plastiche facciali, di trapianti vari, all’insegna del nulla eterno e dell’enorme conflitto di interessi, ai quali si aggiungono vergognosamente quelli di Ciarrapico, quindi, non uno qualsiasi.
In poche ore Berlusconi è riuscito ad infliggere due gravi ferite alla collettività nazionale, sia con l’immissione in circolo del fascismo nostrano, sia con il consenso postumo alla crudele dittatura argentina, che ha causato migliaia e migliaia di vittime, moltissime di origine italiana. Dopo soprusi di ogni genere e torture, fino alla sottrazione dei figli di questi oppositori, tutti uccisi senza che essi avessero alcuna colpa, se non quella di amare profondamente la libertà dell’Argentina.
Sarebbe a questo punto auspicabile un confronto tra Berlusconi e le mamme della Plaza de Mayo. E non gli resterebbe che spiegare loro che il potere è potere e va perseguito con ogni mezzo e ad ogni costo. Anche quello di beffeggiare e rendere vano tutto ciò che ha condotto alla democrazia. Perché il senso di alcune candidature è questo, senza il rischio di incorrere in equivoci.
La proposizione al Senato della Repubblica di un personaggio come Esteban Caselli non dovrebbe passare sotto silenzio, piuttosto scuotere le coscienze: dei cittadini, dei politici italiani di buona volontà, della Chiesa cattolica, del Partito Popolare europeo, di cui il capo della destra si pregia di appartenere, di tutte le comunità di origine italiana dell’America latina, di tutti i governi europei, nonché della stampa libera e indipendente.
Che l’indignazione generale possa assumere peso corposo e farsi civile e ferma protesta. Se non prevarranno indifferenza ed assuefazione verso le ragioni della democrazia ed il solito
opportunismo politico.
Ilvano