"Se la libertà vuol dire veramente qualcosa, significa il diritto di dire alla gente quello che la gente non vuol sentire"
(George Orwell, Postfazione de "La fattoria degli animali")

venerdì, marzo 14, 2008

L'indignazione non è mai troppa

Salvador Dalì, L'enigma di Hilter


Dopo aver Berlusconi candidato Ciarrapico, discusso imprenditore dalla fedina penale non immacolata e pubblico reo confesso di fascismo, salvo smentita di prammatica, egli propone a capo della lista del Senato per il Sud America, l’argentino Esteban Juan Caselli, detto Cacho, personaggio legato alla sanguinaria dittatura militare ed accusato da ministri del suo stesso paese di oscuri traffici e pericolose frequentazioni.


E’ giusto che uno schieramento politico, che compete per la guida del Paese, debba battersi strenuamente, per conquistare tale primato, tramite l’acquisizione del maggior numero di consensi. Ma ciò deve avvenire sempre percorrendo la via maestra della democrazia. La qual cosa, come spesso vuole accreditare il cavaliere, non è un optional, né qualcosa di anacronistico.

Ben si sa come egli sia preda delle sue ossessioni fobiche sui comunisti, ma sarebbe comunque il caso di ricordargli che l’unico regime dittatoriale, che ha avuto l’Italia, è stato quello fascista. Da cui il capo della destra pesca a piene mani, la Mussolini e Ciarrapico qui da noi e all’estero nel pattume di un’odiosa dittatura militare, il succitato Esteban Juan Caselli.


Il mondo cambia vertiginosamente e drammatiche emergenze si presentano ai governanti. Ma Berlusconi, come “il giapponese rimasto nella giungla” appare in maniera manifesta, legato al passato, purtroppo a quello più inquietante e disastroso. Tra fascismi e la P2 ed i suoi legami argentini. Nonché, ahi noi, prototipo di una politica da marketing, di plastiche facciali, di trapianti vari, all’insegna del nulla eterno e dell’enorme conflitto di interessi, ai quali si aggiungono vergognosamente quelli di Ciarrapico, quindi, non uno qualsiasi.


In poche ore Berlusconi è riuscito ad infliggere due gravi ferite alla collettività nazionale, sia con l’immissione in circolo del fascismo nostrano, sia con il consenso postumo alla crudele dittatura argentina, che ha causato migliaia e migliaia di vittime, moltissime di origine italiana. Dopo soprusi di ogni genere e torture, fino alla sottrazione dei figli di questi oppositori, tutti uccisi senza che essi avessero alcuna colpa, se non quella di amare profondamente la libertà dell’Argentina.


Sarebbe a questo punto auspicabile un confronto tra Berlusconi e le mamme della Plaza de Mayo. E non gli resterebbe che spiegare loro che il potere è potere e va perseguito con ogni mezzo e ad ogni costo. Anche quello di beffeggiare e rendere vano tutto ciò che ha condotto alla democrazia. Perché il senso di alcune candidature è questo, senza il rischio di incorrere in equivoci.


La proposizione al Senato della Repubblica di un personaggio come Esteban Caselli non dovrebbe passare sotto silenzio, piuttosto scuotere le coscienze: dei cittadini, dei politici italiani di buona volontà, della Chiesa cattolica, del Partito Popolare europeo, di cui il capo della destra si pregia di appartenere, di tutte le comunità di origine italiana dell’America latina, di tutti i governi europei, nonché della stampa libera e indipendente.


Che l’indignazione generale possa assumere peso corposo e farsi civile e ferma protesta. Se non prevarranno indifferenza ed assuefazione verso le ragioni della democrazia ed il solito

opportunismo politico.


Ilvano



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