"Se la libertà vuol dire veramente qualcosa, significa il diritto di dire alla gente quello che la gente non vuol sentire"
(George Orwell, Postfazione de "La fattoria degli animali")

venerdì, marzo 21, 2008

La sindrome di Stoccolma di Dini





Apprendo dai giornali che il Senatore Dini, presente alla convention dei candidati di destra alle elezioni politiche, presso l’Auditorium Eur di Roma, giorni addietro, ha dichiarato, raggiante, di essere finalmente a casa. Intendendo come tale la sua collocazione nel PDL. Una vera e propria “sindrome di Stoccolma”, che si verifica allorché un sequestrato, contro ogni logica, nutre indulgenza e sentimenti amorosi per il suo sequestratore.

Dico questo, perché Dini si professa liberale, ma l’equazione Ciarrapico-Mussolini uguale liberaldemocratici, non ritorna. E basta compiere un excursus su quattordici anni di vita politica italiana, per ritrovare subito un Presidente del consiglio, Dini, succeduto ad un brevissimo governo Berlusconi, di cui il Senatore era stato anche ministro, vituperato ed indigesto proprio alla destra. Fino all’ignominia della Commissione parlamentare Telekom Serbia, durante il secondo governo Berlusconi, presieduta dall’Onorevole Trantino (AN), la quale si basava sulle presunte rivelazioni di poco raccomandabili individui intorno alla presunta corruzione di uomini di centro-sinistra, tra cui Dini ed il cui nome in codice sarebbe stato “Ranocchio”. Tutto falso come accertato dalla Magistratura.

Il ritornare tra gente simile se non è “Sindrome di Stoccolma”, dà un segnale grave di malcostume nella politica italiana.

Sta di fatto che Dini, unitamente a Mastella, ha fatto cadere un governo serio, alla vigilia di importanti decisioni per il Paese ed in assoluto dispregio delle indicazioni degli elettori, spingendo decisamente per elezioni anticipate e facendo naufragare il tentativo del Presidente Marini. Avviando subito o forse già da prima un mercanteggiamento con Berlusconi, in merito al numero di diniani da candidare nel PDL.

In politica, una “dinata” o una “mastellata” avranno, per decenni, il senso di un’azione politica non edificante e non molto onorevole.

Ilvano

Nessun commento: