"Se la libertà vuol dire veramente qualcosa, significa il diritto di dire alla gente quello che la gente non vuol sentire"
(George Orwell, Postfazione de "La fattoria degli animali")

venerdì, aprile 25, 2008

25 Aprile (2)


http://www.circologramsciriposto.it



Il 25 Aprile, giorno in cui si festeggia la liberazione dal nazifascismo, dovrebbe essere un giorno molto importante per ogni italiano.
Negli ultimi tempi la Destra italiana ha continuato imperterrita la sua opera di delegittimazione della Resistenza e del 25 Aprile, appoggiata anche da un revisionismo storico che di storico ha poco. C'è addirittura chi ha pensato di equiparare i partigiani con i militi di Salò. Non si può equiparare chi ha combattuto per la libertà e chi invece ha combattuto per la tirannia.

La lettera di seguito riportata è stata scritta da un partigiano prima di essere giustiziato dai nazisti. La lettera è pubblicata nel libro "Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza 1943-1945" a cura di Mimmo Franzinelli.


Forte S. Leonardo, 30-5-44

Per il Governo della nuova Italia.
Fra pochi minuti sarò assassinato per la sola colpa di essere un vero italiano, da un plotone di esecuzione tedesco. Non dimentichi il nuovo governo e sappia della mia lunga agonia, della vedovanza di mia moglie madre dei mie piccoli figli.
Le atrocità commesse contro di me e contro tanti altri buoni Italiani non si possono dire a parole e non si potranno immaginare.
Raccomando la mia famiglia rimasta priva del loro unico sostegno domiciliata a Caprino Varese.
Viva l'Italia libera della tirranide tedesca.

Giuseppe Bonizzi

mercoledì, aprile 23, 2008

25 Aprile (1)




E’ più che mai necessario ritornare ad una celebrazione solenne, esaltandone il significato profondo, del 25 aprile, festa della Liberazione e dell’insieme dei valori, fondanti della nostra democrazia, dopo il buio del regime fascista e della conseguente sciagurata guerra. Contro ogni tentativo di revisionismo e cercando noi stessi di emergere dal lassismo e dall’assuefazione di questi ultimi anni a riguardo. Perché nulla può dirsi assodato rispetto al concetto di democrazia, che necessita piuttosto, di continuo, del flusso di ricordi e di testimonianze del presente.

C’è attualmente un attacco furioso contro il 25 aprile e la Resistenza da parte di una destra, che non ha memoria eroica e pregnante di libertà da condividere in condominio con le migliori tradizioni politico-culturali del nostro Paese. Le quali, in piena unità di intenti, stilarono la Costituzione, che fu un alto esercizio morale ed istituzionale, da parte di uomini e donne finalmente liberi, i quali ebbero come solo scopo il bene ed il progresso dell’Italia.

Se solo riuscisse l’inganno di equiparare le ragioni dell’odio e dell’oppressione a quelle proprie della libertà, cadrebbe del tutto l’anomalia italiana, consistente nel fatto di avere appunto una destra, non certo liberale e non comparabile alle altre destre europee.

Non so fino a che punto ci si possa spingere nella manomissione della storia per meri fini politici dell’oggi, ridicolizzando, ridimensionando ed ammantando di vetustà gli ideali ispiratori della lotta al nazi-fascismo.

Eppur succede ed eminenti personaggi di destra, che non perdono occasione di inneggiare a mafiosi, smarrendo ogni senso dello Stato, dichiarano apertamente di voler riscrivere la storia d’Italia, per quanto riguarda il periodo della Resistenza, quasi fosse essa un falso operato dai vincitori. Perché forse, in tal modo, troverebbe giustificazione il ventennio fascista, ovvero l’unico regime dittatoriale, che mai abbia avuto l’Italia. Ed assumerebbero giustificazione perfino le odiose leggi razziali del 1938. E così le guerre di aggressione e di rapina contro inermi popolazioni e tutto ciò che di nefando italiani fascisti commisero contro altri italiani.

Comprendo ed avverto una specie di scoramento per quello che potrà avvenire dopo la vittoria della destra, con tutta una serie di implicazioni, che già, solo al pensiero, appaiono dolorose. A cominciare dall’attacco, che sarà portato, mediaticamente, al cuore delle nostre convinzioni più radicate.

E se invece proponessimo con grande forza il nostro calendario civile, cadenzato in modo così significativo, partendo proprio dal 25 aprile? Ciò sarebbe per noi tutti un formidabile sprone. Nel frattempo, raccontando ai giovani, coinvolgendone sempre di più, nel tentativo di sottrarli ad un nulla eterno culturale ed ideale e contribuendo a disegnare il futuro, che non ha ragion d’essere, se manca la percezione di un degno passato.

Lino D'Antonio


domenica, aprile 20, 2008

Prove tecniche di regime




Impeccabile l’analisi socio-politica di Giovanni Valentini, in “Quando vince la telepolitica”, “La Repubblica” , 19 aprile.

Sono d’accordo che bisogna retrodatare, rispetto alla discesa in campo di Berlusconi del 1994, l’origine della formazione di un elettorato conservatore. Processo iniziato, senza ombra di dubbio, con l’avvento delle TV commerciali.

Un elettorato quindi, tipicamente di destra e non direi moderato, non ravvedendo alcun elemento, per definire in tal modo i cittadini che si rivedono e votano il PDL, oggi privi anche dell’apporto “centrista” di Casini.

Sono esterrefatta invece e del tutto in disaccordo con le conclusioni dell’intervento del Valentini, che sembrano spingere verso l’accettazione supina della situazione dopo il voto e ad un’assuefazione da compiere in nome del “bene del Paese”, avvalorando la tesi che la sinistra sarà del tutto fagocitata dalla destra. Ciò da parte del giornalista de “La Repubblica”, senza chiedere al PD di rendere più pregnante un diverso modello culturale di società, che esiste, anche se uscito miniritario dalle urne.

Che strana questa stampa nostrana! Essa ha fatto le pulci in ogni donde al governo Prodi, ha gioito, nella sua interezza per la sua caduta. Essa non ha battuto ciglio, allorché Berlusconi dall’opposizione affossava per non lodevoli interessi di parte il suo Paese, sorvolando, tra l'altro, con sospetta disinvoltura sulla sgradevolezza del personaggio, in ogni suo aspetto, di certo non sobrio e privo di rispetto istituzionale.

Ora a noi, che abbiamo votato Democratico ed abbiamo perso, ma rimaniamo in un sistema democratico, dove si presume che ci possa essere ancora il bene dell’alternanza, ci si richiede una doppia dose di “patriottismo”. E per dirla alla Totò di “abbozzare”.

Sinceramente non ho simpatia per i miei connazionali che hanno votato PDL e Lega e per effetto del risultato elettorale pur non lusinghiero, per lo schieramento, in cui mi rivedo, non intendo invertire il senso della mia gamma di valori. Soprattutto se il messaggio di questi giorni è: limare, appiattire, omologare….. E soprattutto se siffatto popolo sovrano è stato, come sostiene il Valentini, così imbonito e drogato da un messaggio televisivo di parte. E che parte! Ovvero dal padrone assoluto delle TV.

Credo che insieme a tanti altri non mi adeguerò e mi batterò per le mie convinzioni, pensando che anche Hitler era stato portato al potere da democratiche elezioni e che la vittoria di Berlusconi e della Lega, forza localistica (solo localistica), che deciderà drammaticamente anche per me, non mi rassicura per niente.

Berlusconi ha vinto e deve governare. Se il compito sarà arduo per lui, anche con una considerevole maggioranza e fallirà, DOVRA' ANDARE VIA! Non è il caso di chiedere all’opposizione ed alla opinione pubblica avversa di adeguarsi alle ragioni dei vincitori e conseguentemente ad una sorta di pensiero unico nazionale. E’ questo un film, che con un diverso scenario epocale già si è visto in modo drammatico in questo Paese.

Parlare in tal senso non vuol dire fare il muro contro muro, è soltanto muoversi lungo le linee guida della democrazia.

Aurelia del Vecchio, Napoli

Il grande bluff

Immagine www.allposters.com


Non credo che dal nuovo governo di destra possa venire una chance per Napoli, così come prospettato da Umberto De Gregorio alla fine del suo intervento su “La Repubblica” del 19 aprile, “La strategia di Berlusconi e l’illusione del Mezzogiorno”. Per una impossibilità di fatto, consistente nell’opprimente presenza della Lega Nord, che già, nel passato governo di destra, ha esercitato a lungo il veto contro Bagnoli.

Tra l’altro, al di là della mia personale convinzione suffragata da fatti inconfutabili, è lo stesso De Gregorio, che informa i lettori che il disegno del futuro Presidente del Consiglio è quello di concentrare le risorse finanziarie a Nord e le attenzioni medianiche tutte e solo per Napoli e sull’emergenza rifiuti, indicando come capro espiatorio di continuo Bassolino.

Senza alcun tipo di budget, il tutto rimarrà solo una bolla mediatica.Una ripatinata cartolina di Napoli, dopo quella orribile che proprio Berlusconi, per scopo di parte, ha provveduto ad ampliare nel mondo. Quale sia l’abilità del cavaliere su “questa vince e questa perde”, appunto non siamo in grado di stabilire se il declino della città sia irreversibile o recuperabile. Va da sé che da un governo serio ci si aspetti non certo il gioco delle tre carte, ma una programmazione seria di sviluppo economico, nonchè risorse, a cui, per il Mezzogiorno d’Italia, la destra non metterà mano, come già detto, per l’opposizione della Lega Nord.

I soldi per i rifiuti saranno solo quelli stanziati in concreto dal governo Prodi, sui quali Berlusconi porrà il proprio marchio proprietario e, con l’abile uso dei media, uscirà definitivamente da tutte le sue responsabilità a riguardo.

I napoletani e campani, traditi e turlupinati dalle lusinghe dell’ultima ora, recrimineranno o forse no. La stampa nazionale e cittadina registrerà l’ennesimo inganno o forse no. Resta il fatto che, dopo le elezioni, c’è da prendere atto, con rammarico di una funzione imbonitrice da parte della stampa, nella sua interezza, verso chi non ha votato per la destra. Tramite un accorato, implicito invito alle coscienze, al senso di responsabilità e quasi all’amor patrio, chiedendo di dimenticare di colpo il disprezzo, le contumelie e soprattutto gli interessi di un solo soggetto, contrapposti a quelli del bene comune. Con il risultato di suscitare nei confronti del cavaliere un’opposizione molto più virulenta che nel passato, anche per effetto di un atteggiamento così benevolo a priori, mai esplicato nei confronti del governo Prodi. Questo fino a che riusciremo a mantenere intatto il nostro senso di discernimento, prima di scivolare dolcemente verso il pensiero unico.


Aurelia del Vecchio, Napoli

sabato, aprile 19, 2008

La feccia che risale il pozzo



Questa che segue è un'intervista di Laura Laurenzi a Indro Montanelli pubblicata da "La Repubblica" il 26 Marzo 2001.


Sembra essere diventato il nemico numero uno del Polo. Berlusconi gli dà del bugiardo e dell'ingrato, Fini lo descrive come l'ennesimo giornalista "strumentalizzato" dalla sinistra, i giornali della destra portano il suo nome nei titoli di testa in prima pagina. La sua "colpa" è il tradimento: ha dichiarato di votare per il centrosinistra, ha partecipato alla trasmissione di Santoro, dove - capo d'imputazione gravissimo - ha persino dato ragione alla ricostruzione fatta da Marco Travaglio sulle vicende del Giornale. Indro Montanelli ha risposto con le sue armi: un editoriale al veleno sul Corriere della sera in cui restituisce l'accusa di mendacio al Cavaliere, gli replica punto per punto e chiosa: "Chiagne e fotte, dicono a Napoli dei tipi come lui. E si prepara a farlo per cinque anni di seguito". Dopo l'articolo, da ieri mattina il suo telefono non ha fatto che suonare.

"La cosa più impressionante - racconta Montanelli - sono state le telefonate anonime. Ne sono arrivate cinque una dopo l'altra, tre delle quali di donne. Non so chi avesse dato loro il mio numero, che è assolutamente introvabile. Dicevano tutte la stessa cosa: delle invasate che urlavano: lei che per vent'anni ha mangiato alla mensa di Berlusconi! Io, capirai? Come se io fossi stato mantenuto da Berlusconi".

Insomma, siamo alle minacce.
"Veramente la scoperta che c'è un'Italia berlusconiana mi colpisce molto: è la peggiore delle Italie che io ho mai visto, e dire che di Italie brutte nella mia lunga vita ne ho viste moltissime. L'Italia della marcia su Roma, becera e violenta, animata però forse anche da belle speranze. L'Italia del 25 luglio, l'Italia dell'8 settembre, e anche l'Italia di piazzale Loreto, animata dalla voglia di vendetta. Però la volgarità, la bassezza di questa Italia qui non l'avevo vista né sentita mai. Il berlusconismo è veramente la feccia che risale il pozzo".

Lei sembra veramente spaventato.
"No, spaventato no: piuttosto sono impressionato, come non lo ero mai stato. Va bene, mi dicevo, succede anche questo: uno dei tanti bischeri che vengono a galla, poi andrà a fondo. Ma adesso sono davvero impressionato, anche se la mia preoccupazione è molto mitigata dalla mia anagrafe. Che vuole, alla mia età preoccuparsi per i rischi del futuro fa quasi ridere".

Ma lei è sicuro che la partita elettorale sia già giocata? Il centrosinistra non ha nessuna possibilità di battere Berlusconi?
"Guardi: io voglio che vinca, faccio voti e faccio fioretti alla Madonna perché lui vinca, in modo che gli italiani vedano chi è questo signore. Berlusconi è una malattia che si cura soltanto con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo Chigi, Berlusconi anche al Quirinale, Berlusconi dove vuole, Berlusconi al Vaticano. Soltanto dopo saremo immuni. L'immunità che si ottiene col vaccino".

Lei, Montanelli, oggi è diventato il problema politico principale del centrodestra. Da qualche giorno il suo nome è al centro delle dichiarazioni degli uomini del Polo.
"E' strano: io non avevo mai preso parte alla campagna di demonizzazione: tutt'al più lo avevo definito un pagliaccio, un burattino. Però tutte queste storie su Berlusconi uomo della mafia mi lasciavano molto incerto. Adesso invece qualsiasi cosa è possibile: non per quello che succede a me, a me non succede nulla, non è che io rischi qualcosa, è chiaro. Quello che fa male è vedere questo berlusconismo in cui purtroppo è coinvolta l'Italia e anche tante persone perbene.".

Tutta questa polemica è nata dal programma di Luttazzi. Lei vede programmi di satira politica in televisione? Come li giudica?
"Ne vedo, come no. Beh: l'unico modo per combattere questa cosa è la satira. Che sia sempre fatta bene però non direi, molto spesso è volgare anche quella. Ma forse è peggiore la facilità, la spontaneità con cui Berlusconi mente, e con cui le sue menzogne, a furia di ripeterle, evidentemente vengono bevute dagli altri. Lui racconta a modo suo la fine della mia direzione al Giornale, il giorno dopo la mia uscita, quando non ho potuto certamente influire più sulla stesura della cronaca. Paolo Granzotto scrisse un resoconto di come erano andate le cose. Ecco: andatevi a rileggere quella cronaca, coincide esattamente con le cose come le ho raccontate io. Berlusconi sostiene che io ero al Giornale sognando di farne un altro: non sta né in cielo né in terra. Questa menzogna è semplicemente una scemenza: quanta volgarità, quanta bassezza".

(26 marzo 2001)

giovedì, aprile 17, 2008


Pubblico una email inviata da Aurelia Del Vecchio al quotidiano "l'Unità".

Cara Unità,

dopo l’esito del voto del 13 e 14 aprile,con la schiacciante vittoria della destra, persone a me note hanno deciso di lasciare l’Italia. Manco a dirlo, si trasferiranno quasi tutte in Spagna. Sono giovani di talento, studiosi e coppie di mezza età.

Questo non perché essi disconoscano il bene dell’alternanza democratica, ma per una sorta di pessimismo e di ripulsa verso cosa sarà il nostro Paese, nei prossimi cinque anni, sotto il tallone berlusconiano. Dal punto di vista economico, culturale e democratico.

Nel parlare con i suddetti amici e parenti, che scelgono questo esilio volontario, ho ricevuto più o meno la stessa risposta. E cioè che in 14 anni, mentre nel centro-sinistra si litigava, ci si componeva e ci scomponeva, senza costruire un valido modello di società, Berlusconi provvedeva a dotare il suo movimento politico di un robustissimo supporto “culturale”, il BERLUSCONISMO. Cosa che lo renderà praticamente invincibile negli anni a venire.

Va dato atto a ”L’Unità” di aver paventato da anni questo pericolo e di averlo esposto più volte con dovizia.

Senza incorrere in iperboli, credo che l’attuale sia un momento grave per l’Italia, perché si è al “Berlusconi ultimo atto”. Nel senso di un accompagnamento dolce del Paese nella sua interezza verso un vero e proprio regime, che avrà esteriormente il segno tenue di un improbabile democrazia.

Molti tra noi invece rimarranno qui, ma, più che mai la politica, quella vera, deve dare risposte immediate, fugare dubbi e paure e costruire finalmente il futuro.

Cordiali saluti

Aurelia del Vecchio


lunedì, aprile 07, 2008

Censura legale


Paolo Barnard


Vorrei portare alla vostra attenzione un grave problema che minaccia gravemente la libertà di stampa: la censura legale.
La censura legale, ormai molto di praticata in Italia, avviane quando, per paura di rivalse giudiziarie, un editore o chi per esso preferisce censurare (o comunque edulcorare) una notizia.
Voglio presentarvi il caso dell'ex collaboratore di Report Paolo Barnard. A questo link troverete tutta la documentazione a riguardo, che ha come protagonisti Barnard, La RAI e Milena Gabanelli (responsabile di "Report").
Ho letto tutta la documentazione, vi consiglio di leggere con molta attenzione il link3 del documento sopra linkato, vi posso assicurare che Milena Gabanelli, che continuo comunque a considerare un'ottima giornalista, non ne esce per nulla bene.

Beppe Grillo sembra ignorare questo problema, ho commentato un suo post chiedendogli di prendere posizione nei confronti della censura legale. Ho notato con grande costernazione che il messaggio, contenente la parola "censura", è stato censurato (scusate il gioco di parole), questo accade per tutti i messaggi che contengono la parola "censura". Si può aggirare il filtro del blog scrivendo, ad esempio, c:e:n:s:u:r:a, oppure c.e.n.s.u.r.a (insomma date sfogo alla vostra fantasia). Vi invito a commentare, ogni giorno, un post di Beppe Grillo, così vediamo cosa succede. Potete copiare e incollare il seguente messaggio.

Caro Beppe, sono interessato a conoscere la tua opinione riguardo al grave problema che minaccia la libertà di stampa: la cosiddetta "C:e:n:s:u:r:a Legale", nella fattispecie al caso Barnard-Gabanelli.
Sicuro di un tuo riscontro.
Cordiali saluti.

Controllate sempre che il messaggio venga visualizzato, in caso contrario scrivete censura in un altro modo (inventatevi qualcosa, basta che sia leggibile).

S.F.


sabato, aprile 05, 2008

Caivano, Napoli quindi Italia 2




L'11 Febbraio ho pubblicato una email della signora Fortuna Tondi (link), che raccontava l'enorme degrado di
Caivano, il luogo in cui vive, denunciando le numerose rapine subite dalla macelleria che gestisce. La sig. Fortuna Tondi ha scritto a molti politici e alla presidenza del Consiglio senza ma ottenere risposta.

La signora mi inviato una nuova email descrivendomi la sua indignazione quando, per posta, ha ricevuto il programma elettorale dell' "Unione di Centro" (la foto in alto). Quando si tratta di raccapezzare voti, evidentemente, l'indirizzo lo conoscono.

giovedì, aprile 03, 2008

L'ultima a comparir fu "Famiglia Cristiana"



Nel grande ingorgo mediatico su Napoli, sui rifiuti, sulla richiesta di dimissioni ad Antonio Bassolino, mancava l’autorevole voce di “Famiglia Cristiana”, che appunto, con gran titolo, oggi 2 aprile, chiede le dimissioni del Governatore della Campania. Informandoci che da 14 anni assistiamo a scelte sbagliate, a strutture inefficienti, a sprechi e clientelismi. Il riferimento è al Commissariato per l’emergenza rifiuti, per i cui vertici, afferma sempre il giornale cattolico, sono passati sette commissari prefettizi e tre commissari regionali (Bassolino compreso).

Stranamente, con un intento molto poco cristiano, la rivista suddetta sembra voler “crocifiggere” solo il governatore. Attenzione a non esagerare tra “crocifissioni” ed esecuzioni sommarie, tenendo fuori altri soggetti implicati nell’emergenza rifiuti, perché poi con l’insistere, alla fine, può scattare anche il rischio “santificazione” per Bassolino. Che tanto di buono ha fatto per Napoli e Regione e continua a farlo, nonostante un attacco senza precedenti.

Seguo con attenzione quanto scrive “Famiglia Cristiana” e da un po’ di tempo noto che bacchetta indiscriminatamente tutti gli schieramenti politici in campo, sottolineando di essi limiti, forzature e parole ed atteggiamenti sbagliati.

Non vorrei, da laico, che si stesse operando mediaticamente parlando, una tabula rasa dell’intera politica italiana, in modo che presso l’opinione pubblica si indebolisse non poco la consistenza dell’attuale rappresentanza politica. E permettere più che mai la formazione di un soggetto di ispirazione cattolica, per ritornare ai “bei tempi” confessionali di quando c’era la DC, il partito di riferimento, è vero di tanti cattolici, ma anche delle gerarchie vaticane.

Ho troppo rispetto per la Chiesa, per credere solo per un attimo ad una simile evenienza, ma è indubitabile che negli ultimi tempi è aumentata la pressione della Chiesa sulle scelte e sulle decisioni della politica. Se non sia il caso di parlare addirittura, in alcuni casi, di vere e proprie ingerenze.

Per ritornare alla Campania, se fossi nei panni dei responsabili di “Famiglia Cristiana” prima di pontificare con tale durezza, mi soffermerei su quali e quanti danni abbia compiuto la stessa Chiesa campana, nel ritardare o rendere del tutto nulle iniziative, atte a risolvere l’emergenza rifiuti. Tra processioni, messe e crocifissi fuori il termovalorizzatore di Acerra e fuori molti dei siti da destinare a discariche, secondo tutte le norme vigenti ed ogni norma di sicurezza per i cittadini. Tutti schierati, credenti e consapevoli, allorché si tratta di manifestare contro il potere costituito. Peccato che non si abbia avuto la stessa capacità di mobilitazione verso quei poteri criminali in combutta con gli industriali del Nord, che hanno avvelenato con rifiuti tossici il nostro territorio.

Tra l’altro, mi piacerebbe chiedere a “Famiglia Cristiana”, dopo che essa non ha provveduto ad alcun excursus sulle responsabilità di altri soggetti nella crisi dei rifiuti, quale significato viene posto nelle ipotetiche dimissioni di Bassolino.

A me sembra esclusivamente un valore simbolico, ma non producente alcunché di buono per le popolazioni campane, alle quali “tanti volenterosi vorrebbero recare tanto bene”. Da simile conseguente paralisi amministrativa nascerebbe altro caos e lo stop ad ogni provvedimento, a supporto della risoluzione dell’emergenza rifiuti. E quanto altro si deve fare e si sta facendo di buono in regione, ma che sembra non toccare i media, laici o cattolici.

Che un giornale, come “Famiglia Cristiana” non pensi a tutto questo e si unisca ad un coro che a noi cittadini appare di giorno in giorno più stonato, perché in primis a tutti interessa risolvere radicalmente la crisi, mi lascia molto perplesso e mi induce a pensare che, senza equità di giudizio, molti in questi giorni strumentalizzano l’emergenza per fini di parte. Siano essi politici o confessionali.

Ilvano

martedì, aprile 01, 2008

Quella triste estate del 1994


Andy Warhol - Vesuvius



Qualche giorno fa, in una pubblica manifestazione, il Sindaco di Napoli Iervolino ha affermato di non essersi vergognata tanto, come durante il primo governo Berlusconi, allorché l’allora vice-premier del Belgio, Elio di Rupo non aveva voluto stringere la mano al ministro Tatarella, dandogli del fascista.

Il primo cittadino evidentemente si riferiva alla grande iattura della vita politica italiana, cioè quella di trovarsi in presenza di una destra di derivazione fascista, che non ha partecipato alla stesura della Costituzione. Inoltre populista e con forti connotazioni xenofobe, per la presenza della Lega Nord e gravata dal conflitto di interessi del proprio leader nel campo delicatissimo dei mezzi di comunicazione di massa. Un’anomalia, quella di una destra siffatta esclusivamente italiana, mentre nelle altre grandi democrazie europee sussistono raggruppamenti conservatori di ispirazione liberale o cristiano-democratica.

A questo peccato di origine, non secondario, si aggiunge il comportamento non proprio istituzionale del cavaliere, purtroppo esibito a più riprese all’estero ed in patria. Lunga è la lista delle sue dichiarazioni improvvide: “le grevi parole pronunciate da Berlusconi all’indirizzo della premier finlandese, per difendere il primato del parmigiano in Europa, degne più di uno stagionato viveur di provincia, che di un capo di governo. Le corna in evidenza, immortalate nelle foto, durante un importante vertice internazionale. Le penose barzellette sui malati di Aids. Il vistoso berretto di pelo di orso, indossato nella dacia di Putin ed il grande cappellone da cowboys nel ranch di Bush, nell’illusione che, tramite due ridicoli copricapo si possa diventare per automazione grande statista ed entrare di diritto nel grande circuito internazionale del potere decisionale. Mietendo soltanto il risultato di apparire un turista ruspante. Poi quel Kapò all’indirizzo del socialista Martin Schulz nella sede del Parlamento europeo, durante il periodo della presidenza italiana, nell’indignazione generale, senza sottacere sulle sue fobie anticomuniste di comodo e sulle calunnie ampliate dai giornali di sua proprietà e sulle contumelie verso avversari politici e semplici cittadini, come l’indimenticabile anatema, “coglioni” all’indirizzo del corpo elettorale”.

C’è un episodio significativo, avvenuto durante il G7 di Napoli dell’8 e 10 luglio 1994, con Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio e che vale la pena di ricordare, dopo una necessaria piccola cronistoria.

E’ meno di un anno che si è insediato il Sindaco Bassolino in una città, che esce da anni di buio amministrativo. Essa appare inizialmente tremebonda, verso il cimento di questa importante prova, e nessuno sembra dar credito alla riuscita dell’evento, voluto fortemente a Napoli da Carlo Azeglio Ciampi. Ma basta poco, Napoli si riappropria con disinvoltura del suo ruolo di grande capitale europea e l’organizzazione del tutto risulta impeccabile.

In un trionfo, che oserei definire glorioso, per i colori del cielo, del mare, delle facciate dei vecchi palazzi, delle speranze riflesse negli occhi della gente, essa accoglie con grazia ineguagliabile i grandi della terra. Tra i più significativi ci sono l’americano Clinton, che si butta visceralmente alla conquista conoscitiva della città. Helmut Kohl, che appare più slegato dalla consueta compostezza teutonica e Francois Mitterand, che riceve in quei giorni la laurea honoris causa all’Istituto Orientale.

Presso questa Università cittadina, per l’occasione, il Presidente francese svolge una relazione, che andrebbe rivisitata, in quanto non è per niente solo la perfetta esercitazione stilistica di un intellettuale di elevatissimo spessore. Essa è mente, è cuore verso Napoli, vista come patria della filosofia e tanto altro, da parte di un viaggiatore instancabile ed amoroso tra le cose nostre, lungo un percorso apparso a lui straordinario e unico. Più di un napoletano! Meglio di un napoletano! Per essere arrivato così a fondo, sino ad essere riuscito a percepire le pulsazioni di Partenope.

Alla cena organizzata dal Presidente Scalfaro nella Reggia di Caserta, Mitterand arriva provato. Il suo fisico è minato dal male, che nel giro di un anno lo condurrà alla morte. E’ ai piedi del grande scalone, che porta ai saloni superiori. Valletti premurosi gli corrono incontro per sostenerlo. Egli ha un gesto altero, ma non è scortesia. Colpo di reni, busto eretto, e sguardo più penetrante che mai, in quel momento è l’uomo fattosi Stato. E’ la Francia.

Mitterand, politico controverso ed imperscrutabile, trasmigra dalle sue umane sofferenze fisiche e diventa simulacro della dignità del suo popolo, in uno sforzo estremo d’amore e di servizio per il proprio Paese. Io guardo l’evento in TV e per quella quasi trasfigurazione, provo un lungo brivido di emozione e di compartecipazione.

La serata a Caserta si conclude con Berlusconi, che conduce gli ospiti illustri in visita presso la Fontana dei Delfini, nel parco della Reggia.


Indescrivibile lo scenario in quella lieve notte d’estate, tra tanta arte ed un cielo incredibile di stelle e di plenilunio. Qualsiasi parola non dovrebbe sovrastare in alcun modo quella bellezza, per permettere a ciascuno dei convenuti di imprigionarne per sempre la magia. Ma il “nostro” non riesce proprio a reprimersi e guardando il cielo esclama che sicuramente, quella notte, molti tra i presenti provvederanno ad incrementare la prole. Così! Allo stesso modo in cui ci si apostrofa fuori ad una balera, tra gente raccogliticcia ed alticcia, con fare ammiccante e pruriginoso.

Tra cotanto Mitterand e tale inadeguatezza e vacuità della nostra rappresentanza politica, è stata questa la mia volta, in cui, davanti al televisore, ho pianto a lungo di vergogna, da italiana.

Non è purtroppo la fine della storia. Qualche giorno dopo questi avvenimenti, ho appuntato su di un foglietto, che ancora conservo, come un titolo: “quella triste estate del 1994”. Scrivevo cioè allora di quel presente come se fosse già un passato molto remoto, auspicandolo vivamente.

Quello che ora, a ben titolo, in vista di reali opportunità di rinnovamento per un Paese arroccato e paralizzato, dovrebbe rientrare nel passato remoto, Berlusconi con il berlusconismo, continua ad essere il triste presente (a volerlo però). Ipotecando di fatto il futuro.


Aurelia del Vecchio ex impiegata dell’Ilva – Italsider di Bagnoli Napoli