Alla mia nazione
Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.
Pier Paolo Pasolini, La religione del mio tempo - 1959
(George Orwell, Postfazione de "La fattoria degli animali")
lunedì, giugno 02, 2008
venerdì, aprile 25, 2008
25 Aprile (2)
Il 25 Aprile, giorno in cui si festeggia la liberazione dal nazifascismo, dovrebbe essere un giorno molto importante per ogni italiano.
Negli ultimi tempi la Destra italiana ha continuato imperterrita la sua opera di delegittimazione della Resistenza e del 25 Aprile, appoggiata anche da un revisionismo storico che di storico ha poco. C'è addirittura chi ha pensato di equiparare i partigiani con i militi di Salò. Non si può equiparare chi ha combattuto per la libertà e chi invece ha combattuto per la tirannia.
La lettera di seguito riportata è stata scritta da un partigiano prima di essere giustiziato dai nazisti. La lettera è pubblicata nel libro "Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza 1943-1945" a cura di Mimmo Franzinelli.
Fra pochi minuti sarò assassinato per la sola colpa di essere un vero italiano, da un plotone di esecuzione tedesco. Non dimentichi il nuovo governo e sappia della mia lunga agonia, della vedovanza di mia moglie madre dei mie piccoli figli.
Le atrocità commesse contro di me e contro tanti altri buoni Italiani non si possono dire a parole e non si potranno immaginare.
Raccomando la mia famiglia rimasta priva del loro unico sostegno domiciliata a Caprino Varese.
Viva l'Italia libera della tirranide tedesca.
mercoledì, aprile 23, 2008
25 Aprile (1)
E’ più che mai necessario ritornare ad una celebrazione solenne, esaltandone il significato profondo, del 25 aprile, festa della Liberazione e dell’insieme dei valori, fondanti della nostra democrazia, dopo il buio del regime fascista e della conseguente sciagurata guerra. Contro ogni tentativo di revisionismo e cercando noi stessi di emergere dal lassismo e dall’assuefazione di questi ultimi anni a riguardo. Perché nulla può dirsi assodato rispetto al concetto di democrazia, che necessita piuttosto, di continuo, del flusso di ricordi e di testimonianze del presente.
C’è attualmente un attacco furioso contro il 25 aprile e la Resistenza da parte di una destra, che non ha memoria eroica e pregnante di libertà da condividere in condominio con le migliori tradizioni politico-culturali del nostro Paese. Le quali, in piena unità di intenti, stilarono la Costituzione, che fu un alto esercizio morale ed istituzionale, da parte di uomini e donne finalmente liberi, i quali ebbero come solo scopo il bene ed il progresso dell’Italia.
Se solo riuscisse l’inganno di equiparare le ragioni dell’odio e dell’oppressione a quelle proprie della libertà, cadrebbe del tutto l’anomalia italiana, consistente nel fatto di avere appunto una destra, non certo liberale e non comparabile alle altre destre europee.
Non so fino a che punto ci si possa spingere nella manomissione della storia per meri fini politici dell’oggi, ridicolizzando, ridimensionando ed ammantando di vetustà gli ideali ispiratori della lotta al nazi-fascismo.
Eppur succede ed eminenti personaggi di destra, che non perdono occasione di inneggiare a mafiosi, smarrendo ogni senso dello Stato, dichiarano apertamente di voler riscrivere la storia d’Italia, per quanto riguarda il periodo della Resistenza, quasi fosse essa un falso operato dai vincitori. Perché forse, in tal modo, troverebbe giustificazione il ventennio fascista, ovvero l’unico regime dittatoriale, che mai abbia avuto l’Italia. Ed assumerebbero giustificazione perfino le odiose leggi razziali del 1938. E così le guerre di aggressione e di rapina contro inermi popolazioni e tutto ciò che di nefando italiani fascisti commisero contro altri italiani.
Comprendo ed avverto una specie di scoramento per quello che potrà avvenire dopo la vittoria della destra, con tutta una serie di implicazioni, che già, solo al pensiero, appaiono dolorose. A cominciare dall’attacco, che sarà portato, mediaticamente, al cuore delle nostre convinzioni più radicate.
E se invece proponessimo con grande forza il nostro calendario civile, cadenzato in modo così significativo, partendo proprio dal 25 aprile? Ciò sarebbe per noi tutti un formidabile sprone. Nel frattempo, raccontando ai giovani, coinvolgendone sempre di più, nel tentativo di sottrarli ad un nulla eterno culturale ed ideale e contribuendo a disegnare il futuro, che non ha ragion d’essere, se manca la percezione di un degno passato.
Lino D'Antonio
domenica, aprile 20, 2008
Prove tecniche di regime
Impeccabile l’analisi socio-politica di Giovanni Valentini, in “Quando vince la telepolitica”, “La Repubblica” , 19 aprile.
Sono d’accordo che bisogna retrodatare, rispetto alla discesa in campo di Berlusconi del 1994, l’origine della formazione di un elettorato conservatore. Processo iniziato, senza ombra di dubbio, con l’avvento delle TV commerciali.
Un elettorato quindi, tipicamente di destra e non direi moderato, non ravvedendo alcun elemento, per definire in tal modo i cittadini che si rivedono e votano il PDL, oggi privi anche dell’apporto “centrista” di Casini.
Sono esterrefatta invece e del tutto in disaccordo con le conclusioni dell’intervento del Valentini, che sembrano spingere verso l’accettazione supina della situazione dopo il voto e ad un’assuefazione da compiere in nome del “bene del Paese”, avvalorando la tesi che la sinistra sarà del tutto fagocitata dalla destra. Ciò da parte del giornalista de “La Repubblica”, senza chiedere al PD di rendere più pregnante un diverso modello culturale di società, che esiste, anche se uscito miniritario dalle urne.
Che strana questa stampa nostrana! Essa ha fatto le pulci in ogni donde al governo Prodi, ha gioito, nella sua interezza per la sua caduta. Essa non ha battuto ciglio, allorché Berlusconi dall’opposizione affossava per non lodevoli interessi di parte il suo Paese, sorvolando, tra l'altro, con sospetta disinvoltura sulla sgradevolezza del personaggio, in ogni suo aspetto, di certo non sobrio e privo di rispetto istituzionale.
Ora a noi, che abbiamo votato Democratico ed abbiamo perso, ma rimaniamo in un sistema democratico, dove si presume che ci possa essere ancora il bene dell’alternanza, ci si richiede una doppia dose di “patriottismo”. E per dirla alla Totò di “abbozzare”.
Sinceramente non ho simpatia per i miei connazionali che hanno votato PDL e Lega e per effetto del risultato elettorale pur non lusinghiero, per lo schieramento, in cui mi rivedo, non intendo invertire il senso della mia gamma di valori. Soprattutto se il messaggio di questi giorni è: limare, appiattire, omologare….. E soprattutto se siffatto popolo sovrano è stato, come sostiene il Valentini, così imbonito e drogato da un messaggio televisivo di parte. E che parte! Ovvero dal padrone assoluto delle TV.
Credo che insieme a tanti altri non mi adeguerò e mi batterò per le mie convinzioni, pensando che anche Hitler era stato portato al potere da democratiche elezioni e che la vittoria di Berlusconi e della Lega, forza localistica (solo localistica), che deciderà drammaticamente anche per me, non mi rassicura per niente.
Berlusconi ha vinto e deve governare. Se il compito sarà arduo per lui, anche con una considerevole maggioranza e fallirà, DOVRA' ANDARE VIA! Non è il caso di chiedere all’opposizione ed alla opinione pubblica avversa di adeguarsi alle ragioni dei vincitori e conseguentemente ad una sorta di pensiero unico nazionale. E’ questo un film, che con un diverso scenario epocale già si è visto in modo drammatico in questo Paese.
Parlare in tal senso non vuol dire fare il muro contro muro, è soltanto muoversi lungo le linee guida della democrazia.
Aurelia del Vecchio, Napoli
Il grande bluff
Non credo che dal nuovo governo di destra possa venire una chance per Napoli, così come prospettato da Umberto De Gregorio alla fine del suo intervento su “La Repubblica” del 19 aprile, “La strategia di Berlusconi e l’illusione del Mezzogiorno”. Per una impossibilità di fatto, consistente nell’opprimente presenza della Lega Nord, che già, nel passato governo di destra, ha esercitato a lungo il veto contro Bagnoli.
Tra l’altro, al di là della mia personale convinzione suffragata da fatti inconfutabili, è lo stesso De Gregorio, che informa i lettori che il disegno del futuro Presidente del Consiglio è quello di concentrare le risorse finanziarie a Nord e le attenzioni medianiche tutte e solo per Napoli e sull’emergenza rifiuti, indicando come capro espiatorio di continuo Bassolino.
Senza alcun tipo di budget, il tutto rimarrà solo una bolla mediatica.Una ripatinata cartolina di Napoli, dopo quella orribile che proprio Berlusconi, per scopo di parte, ha provveduto ad ampliare nel mondo. Quale sia l’abilità del cavaliere su “questa vince e questa perde”, appunto non siamo in grado di stabilire se il declino della città sia irreversibile o recuperabile. Va da sé che da un governo serio ci si aspetti non certo il gioco delle tre carte, ma una programmazione seria di sviluppo economico, nonchè risorse, a cui, per il Mezzogiorno d’Italia, la destra non metterà mano, come già detto, per l’opposizione della Lega Nord.
I soldi per i rifiuti saranno solo quelli stanziati in concreto dal governo Prodi, sui quali Berlusconi porrà il proprio marchio proprietario e, con l’abile uso dei media, uscirà definitivamente da tutte le sue responsabilità a riguardo.
I napoletani e campani, traditi e turlupinati dalle lusinghe dell’ultima ora, recrimineranno o forse no. La stampa nazionale e cittadina registrerà l’ennesimo inganno o forse no. Resta il fatto che, dopo le elezioni, c’è da prendere atto, con rammarico di una funzione imbonitrice da parte della stampa, nella sua interezza, verso chi non ha votato per la destra. Tramite un accorato, implicito invito alle coscienze, al senso di responsabilità e quasi all’amor patrio, chiedendo di dimenticare di colpo il disprezzo, le contumelie e soprattutto gli interessi di un solo soggetto, contrapposti a quelli del bene comune. Con il risultato di suscitare nei confronti del cavaliere un’opposizione molto più virulenta che nel passato, anche per effetto di un atteggiamento così benevolo a priori, mai esplicato nei confronti del governo Prodi. Questo fino a che riusciremo a mantenere intatto il nostro senso di discernimento, prima di scivolare dolcemente verso il pensiero unico.
Aurelia del Vecchio, Napoli
sabato, aprile 19, 2008
La feccia che risale il pozzo
Questa che segue è un'intervista di Laura Laurenzi a Indro Montanelli pubblicata da "La Repubblica" il 26 Marzo 2001.
Sembra essere diventato il nemico numero uno del Polo. Berlusconi gli dà del bugiardo e dell'ingrato, Fini lo descrive come l'ennesimo giornalista "strumentalizzato" dalla sinistra, i giornali della destra portano il suo nome nei titoli di testa in prima pagina. La sua "colpa" è il tradimento: ha dichiarato di votare per il centrosinistra, ha partecipato alla trasmissione di Santoro, dove - capo d'imputazione gravissimo - ha persino dato ragione alla ricostruzione fatta da Marco Travaglio sulle vicende del Giornale. Indro Montanelli ha risposto con le sue armi: un editoriale al veleno sul Corriere della sera in cui restituisce l'accusa di mendacio al Cavaliere, gli replica punto per punto e chiosa: "Chiagne e fotte, dicono a Napoli dei tipi come lui. E si prepara a farlo per cinque anni di seguito". Dopo l'articolo, da ieri mattina il suo telefono non ha fatto che suonare.
"La cosa più impressionante - racconta Montanelli - sono state le telefonate anonime. Ne sono arrivate cinque una dopo l'altra, tre delle quali di donne. Non so chi avesse dato loro il mio numero, che è assolutamente introvabile. Dicevano tutte la stessa cosa: delle invasate che urlavano: lei che per vent'anni ha mangiato alla mensa di Berlusconi! Io, capirai? Come se io fossi stato mantenuto da Berlusconi".
Insomma, siamo alle minacce.
"Veramente la scoperta che c'è un'Italia berlusconiana mi colpisce molto: è la peggiore delle Italie che io ho mai visto, e dire che di Italie brutte nella mia lunga vita ne ho viste moltissime. L'Italia della marcia su Roma, becera e violenta, animata però forse anche da belle speranze. L'Italia del 25 luglio, l'Italia dell'8 settembre, e anche l'Italia di piazzale Loreto, animata dalla voglia di vendetta. Però la volgarità, la bassezza di questa Italia qui non l'avevo vista né sentita mai. Il berlusconismo è veramente la feccia che risale il pozzo".
Lei sembra veramente spaventato.
"No, spaventato no: piuttosto sono impressionato, come non lo ero mai stato. Va bene, mi dicevo, succede anche questo: uno dei tanti bischeri che vengono a galla, poi andrà a fondo. Ma adesso sono davvero impressionato, anche se la mia preoccupazione è molto mitigata dalla mia anagrafe. Che vuole, alla mia età preoccuparsi per i rischi del futuro fa quasi ridere".
Ma lei è sicuro che la partita elettorale sia già giocata? Il centrosinistra non ha nessuna possibilità di battere Berlusconi?
"Guardi: io voglio che vinca, faccio voti e faccio fioretti alla Madonna perché lui vinca, in modo che gli italiani vedano chi è questo signore. Berlusconi è una malattia che si cura soltanto con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo Chigi, Berlusconi anche al Quirinale, Berlusconi dove vuole, Berlusconi al Vaticano. Soltanto dopo saremo immuni. L'immunità che si ottiene col vaccino".
Lei, Montanelli, oggi è diventato il problema politico principale del centrodestra. Da qualche giorno il suo nome è al centro delle dichiarazioni degli uomini del Polo.
"E' strano: io non avevo mai preso parte alla campagna di demonizzazione: tutt'al più lo avevo definito un pagliaccio, un burattino. Però tutte queste storie su Berlusconi uomo della mafia mi lasciavano molto incerto. Adesso invece qualsiasi cosa è possibile: non per quello che succede a me, a me non succede nulla, non è che io rischi qualcosa, è chiaro. Quello che fa male è vedere questo berlusconismo in cui purtroppo è coinvolta l'Italia e anche tante persone perbene.".
Tutta questa polemica è nata dal programma di Luttazzi. Lei vede programmi di satira politica in televisione? Come li giudica?
"Ne vedo, come no. Beh: l'unico modo per combattere questa cosa è la satira. Che sia sempre fatta bene però non direi, molto spesso è volgare anche quella. Ma forse è peggiore la facilità, la spontaneità con cui Berlusconi mente, e con cui le sue menzogne, a furia di ripeterle, evidentemente vengono bevute dagli altri. Lui racconta a modo suo la fine della mia direzione al Giornale, il giorno dopo la mia uscita, quando non ho potuto certamente influire più sulla stesura della cronaca. Paolo Granzotto scrisse un resoconto di come erano andate le cose. Ecco: andatevi a rileggere quella cronaca, coincide esattamente con le cose come le ho raccontate io. Berlusconi sostiene che io ero al Giornale sognando di farne un altro: non sta né in cielo né in terra. Questa menzogna è semplicemente una scemenza: quanta volgarità, quanta bassezza".
(26 marzo 2001)
giovedì, aprile 17, 2008
Pubblico una email inviata da Aurelia Del Vecchio al quotidiano "l'Unità".
Cara Unità,
dopo l’esito del voto del 13 e 14 aprile,con la schiacciante vittoria della destra, persone a me note hanno deciso di lasciare l’Italia. Manco a dirlo, si trasferiranno quasi tutte in Spagna. Sono giovani di talento, studiosi e coppie di mezza età.
Questo non perché essi disconoscano il bene dell’alternanza democratica, ma per una sorta di pessimismo e di ripulsa verso cosa sarà il nostro Paese, nei prossimi cinque anni, sotto il tallone berlusconiano. Dal punto di vista economico, culturale e democratico.
Nel parlare con i suddetti amici e parenti, che scelgono questo esilio volontario, ho ricevuto più o meno la stessa risposta. E cioè che in 14 anni, mentre nel centro-sinistra si litigava, ci si componeva e ci scomponeva, senza costruire un valido modello di società, Berlusconi provvedeva a dotare il suo movimento politico di un robustissimo supporto “culturale”, il BERLUSCONISMO. Cosa che lo renderà praticamente invincibile negli anni a venire.
Va dato atto a ”L’Unità” di aver paventato da anni questo pericolo e di averlo esposto più volte con dovizia.
Senza incorrere in iperboli, credo che l’attuale sia un momento grave per l’Italia, perché si è al “Berlusconi ultimo atto”. Nel senso di un accompagnamento dolce del Paese nella sua interezza verso un vero e proprio regime, che avrà esteriormente il segno tenue di un improbabile democrazia.
Molti tra noi invece rimarranno qui, ma, più che mai la politica, quella vera, deve dare risposte immediate, fugare dubbi e paure e costruire finalmente il futuro.
Cordiali saluti
Aurelia del Vecchio
lunedì, aprile 07, 2008
Censura legale
Vorrei portare alla vostra attenzione un grave problema che minaccia gravemente la libertà di stampa: la censura legale.
La censura legale, ormai molto di praticata in Italia, avviane quando, per paura di rivalse giudiziarie, un editore o chi per esso preferisce censurare (o comunque edulcorare) una notizia.
Voglio presentarvi il caso dell'ex collaboratore di Report Paolo Barnard. A questo link troverete tutta la documentazione a riguardo, che ha come protagonisti Barnard, La RAI e Milena Gabanelli (responsabile di "Report").
Ho letto tutta la documentazione, vi consiglio di leggere con molta attenzione il link3 del documento sopra linkato, vi posso assicurare che Milena Gabanelli, che continuo comunque a considerare un'ottima giornalista, non ne esce per nulla bene.
Beppe Grillo sembra ignorare questo problema, ho commentato un suo post chiedendogli di prendere posizione nei confronti della censura legale. Ho notato con grande costernazione che il messaggio, contenente la parola "censura", è stato censurato (scusate il gioco di parole), questo accade per tutti i messaggi che contengono la parola "censura". Si può aggirare il filtro del blog scrivendo, ad esempio, c:e:n:s:u:r:a, oppure c.e.n.s.u.r.a (insomma date sfogo alla vostra fantasia). Vi invito a commentare, ogni giorno, un post di Beppe Grillo, così vediamo cosa succede. Potete copiare e incollare il seguente messaggio.
Caro Beppe, sono interessato a conoscere la tua opinione riguardo al grave problema che minaccia la libertà di stampa: la cosiddetta "C:e:n:s:u:r:a Legale", nella fattispecie al caso Barnard-Gabanelli.
Sicuro di un tuo riscontro.
Cordiali saluti.
Controllate sempre che il messaggio venga visualizzato, in caso contrario scrivete censura in un altro modo (inventatevi qualcosa, basta che sia leggibile).
S.F.
sabato, aprile 05, 2008
Caivano, Napoli quindi Italia 2
L'11 Febbraio ho pubblicato una email della signora Fortuna Tondi (link), che raccontava l'enorme degrado di Caivano, il luogo in cui vive, denunciando le numerose rapine subite dalla macelleria che gestisce. La sig. Fortuna Tondi ha scritto a molti politici e alla presidenza del Consiglio senza ma ottenere risposta.
La signora mi inviato una nuova email descrivendomi la sua indignazione quando, per posta, ha ricevuto il programma elettorale dell' "Unione di Centro" (la foto in alto). Quando si tratta di raccapezzare voti, evidentemente, l'indirizzo lo conoscono.
giovedì, aprile 03, 2008
L'ultima a comparir fu "Famiglia Cristiana"
Nel grande ingorgo mediatico su Napoli, sui rifiuti, sulla richiesta di dimissioni ad Antonio Bassolino, mancava l’autorevole voce di “Famiglia Cristiana”, che appunto, con gran titolo, oggi 2 aprile, chiede le dimissioni del Governatore della Campania. Informandoci che da 14 anni assistiamo a scelte sbagliate, a strutture inefficienti, a sprechi e clientelismi. Il riferimento è al Commissariato per l’emergenza rifiuti, per i cui vertici, afferma sempre il giornale cattolico, sono passati sette commissari prefettizi e tre commissari regionali (Bassolino compreso).
Stranamente, con un intento molto poco cristiano, la rivista suddetta sembra voler “crocifiggere” solo il governatore. Attenzione a non esagerare tra “crocifissioni” ed esecuzioni sommarie, tenendo fuori altri soggetti implicati nell’emergenza rifiuti, perché poi con l’insistere, alla fine, può scattare anche il rischio “santificazione” per Bassolino. Che tanto di buono ha fatto per Napoli e Regione e continua a farlo, nonostante un attacco senza precedenti.
Seguo con attenzione quanto scrive “Famiglia Cristiana” e da un po’ di tempo noto che bacchetta indiscriminatamente tutti gli schieramenti politici in campo, sottolineando di essi limiti, forzature e parole ed atteggiamenti sbagliati.
Non vorrei, da laico, che si stesse operando mediaticamente parlando, una tabula rasa dell’intera politica italiana, in modo che presso l’opinione pubblica si indebolisse non poco la consistenza dell’attuale rappresentanza politica. E permettere più che mai la formazione di un soggetto di ispirazione cattolica, per ritornare ai “bei tempi” confessionali di quando c’era la DC, il partito di riferimento, è vero di tanti cattolici, ma anche delle gerarchie vaticane.
Ho troppo rispetto per la Chiesa, per credere solo per un attimo ad una simile evenienza, ma è indubitabile che negli ultimi tempi è aumentata la pressione della Chiesa sulle scelte e sulle decisioni della politica. Se non sia il caso di parlare addirittura, in alcuni casi, di vere e proprie ingerenze.
Per ritornare alla Campania, se fossi nei panni dei responsabili di “Famiglia Cristiana” prima di pontificare con tale durezza, mi soffermerei su quali e quanti danni abbia compiuto la stessa Chiesa campana, nel ritardare o rendere del tutto nulle iniziative, atte a risolvere l’emergenza rifiuti. Tra processioni, messe e crocifissi fuori il termovalorizzatore di Acerra e fuori molti dei siti da destinare a discariche, secondo tutte le norme vigenti ed ogni norma di sicurezza per i cittadini. Tutti schierati, credenti e consapevoli, allorché si tratta di manifestare contro il potere costituito. Peccato che non si abbia avuto la stessa capacità di mobilitazione verso quei poteri criminali in combutta con gli industriali del Nord, che hanno avvelenato con rifiuti tossici il nostro territorio.
Tra l’altro, mi piacerebbe chiedere a “Famiglia Cristiana”, dopo che essa non ha provveduto ad alcun excursus sulle responsabilità di altri soggetti nella crisi dei rifiuti, quale significato viene posto nelle ipotetiche dimissioni di Bassolino.
A me sembra esclusivamente un valore simbolico, ma non producente alcunché di buono per le popolazioni campane, alle quali “tanti volenterosi vorrebbero recare tanto bene”. Da simile conseguente paralisi amministrativa nascerebbe altro caos e lo stop ad ogni provvedimento, a supporto della risoluzione dell’emergenza rifiuti. E quanto altro si deve fare e si sta facendo di buono in regione, ma che sembra non toccare i media, laici o cattolici.
Che un giornale, come “Famiglia Cristiana” non pensi a tutto questo e si unisca ad un coro che a noi cittadini appare di giorno in giorno più stonato, perché in primis a tutti interessa risolvere radicalmente la crisi, mi lascia molto perplesso e mi induce a pensare che, senza equità di giudizio, molti in questi giorni strumentalizzano l’emergenza per fini di parte. Siano essi politici o confessionali.
Ilvano
martedì, aprile 01, 2008
Quella triste estate del 1994
Qualche giorno fa, in una pubblica manifestazione, il Sindaco di Napoli Iervolino ha affermato di non essersi vergognata tanto, come durante il primo governo Berlusconi, allorché l’allora vice-premier del Belgio, Elio di Rupo non aveva voluto stringere la mano al ministro Tatarella, dandogli del fascista.
Il primo cittadino evidentemente si riferiva alla grande iattura della vita politica italiana, cioè quella di trovarsi in presenza di una destra di derivazione fascista, che non ha partecipato alla stesura della Costituzione. Inoltre populista e con forti connotazioni xenofobe, per la presenza della Lega Nord e gravata dal conflitto di interessi del proprio leader nel campo delicatissimo dei mezzi di comunicazione di massa. Un’anomalia, quella di una destra siffatta esclusivamente italiana, mentre nelle altre grandi democrazie europee sussistono raggruppamenti conservatori di ispirazione liberale o cristiano-democratica.
A questo peccato di origine, non secondario, si aggiunge il comportamento non proprio istituzionale del cavaliere, purtroppo esibito a più riprese all’estero ed in patria. Lunga è la lista delle sue dichiarazioni improvvide: “le grevi parole pronunciate da Berlusconi all’indirizzo della premier finlandese, per difendere il primato del parmigiano in Europa, degne più di uno stagionato viveur di provincia, che di un capo di governo. Le corna in evidenza, immortalate nelle foto, durante un importante vertice internazionale. Le penose barzellette sui malati di Aids. Il vistoso berretto di pelo di orso, indossato nella dacia di Putin ed il grande cappellone da cowboys nel ranch di Bush, nell’illusione che, tramite due ridicoli copricapo si possa diventare per automazione grande statista ed entrare di diritto nel grande circuito internazionale del potere decisionale. Mietendo soltanto il risultato di apparire un turista ruspante. Poi quel Kapò all’indirizzo del socialista Martin Schulz nella sede del Parlamento europeo, durante il periodo della presidenza italiana, nell’indignazione generale, senza sottacere sulle sue fobie anticomuniste di comodo e sulle calunnie ampliate dai giornali di sua proprietà e sulle contumelie verso avversari politici e semplici cittadini, come l’indimenticabile anatema, “coglioni” all’indirizzo del corpo elettorale”.
C’è un episodio significativo, avvenuto durante il G7 di Napoli dell’8 e 10 luglio 1994, con Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio e che vale la pena di ricordare, dopo una necessaria piccola cronistoria.
E’ meno di un anno che si è insediato il Sindaco Bassolino in una città, che esce da anni di buio amministrativo. Essa appare inizialmente tremebonda, verso il cimento di questa importante prova, e nessuno sembra dar credito alla riuscita dell’evento, voluto fortemente a Napoli da Carlo Azeglio Ciampi. Ma basta poco, Napoli si riappropria con disinvoltura del suo ruolo di grande capitale europea e l’organizzazione del tutto risulta impeccabile.
In un trionfo, che oserei definire glorioso, per i colori del cielo, del mare, delle facciate dei vecchi palazzi, delle speranze riflesse negli occhi della gente, essa accoglie con grazia ineguagliabile i grandi della terra. Tra i più significativi ci sono l’americano Clinton, che si butta visceralmente alla conquista conoscitiva della città. Helmut Kohl, che appare più slegato dalla consueta compostezza teutonica e Francois Mitterand, che riceve in quei giorni la laurea honoris causa all’Istituto Orientale.
Presso questa Università cittadina, per l’occasione, il Presidente francese svolge una relazione, che andrebbe rivisitata, in quanto non è per niente solo la perfetta esercitazione stilistica di un intellettuale di elevatissimo spessore. Essa è mente, è cuore verso Napoli, vista come patria della filosofia e tanto altro, da parte di un viaggiatore instancabile ed amoroso tra le cose nostre, lungo un percorso apparso a lui straordinario e unico. Più di un napoletano! Meglio di un napoletano! Per essere arrivato così a fondo, sino ad essere riuscito a percepire le pulsazioni di Partenope.
Alla cena organizzata dal Presidente Scalfaro nella Reggia di Caserta, Mitterand arriva provato. Il suo fisico è minato dal male, che nel giro di un anno lo condurrà alla morte. E’ ai piedi del grande scalone, che porta ai saloni superiori. Valletti premurosi gli corrono incontro per sostenerlo. Egli ha un gesto altero, ma non è scortesia. Colpo di reni, busto eretto, e sguardo più penetrante che mai, in quel momento è l’uomo fattosi Stato. E’ la Francia.
Mitterand, politico controverso ed imperscrutabile, trasmigra dalle sue umane sofferenze fisiche e diventa simulacro della dignità del suo popolo, in uno sforzo estremo d’amore e di servizio per il proprio Paese. Io guardo l’evento in TV e per quella quasi trasfigurazione, provo un lungo brivido di emozione e di compartecipazione.
La serata a Caserta si conclude con Berlusconi, che conduce gli ospiti illustri in visita presso la Fontana dei Delfini, nel parco della Reggia.
Indescrivibile lo scenario in quella lieve notte d’estate, tra tanta arte ed un cielo incredibile di stelle e di plenilunio. Qualsiasi parola non dovrebbe sovrastare in alcun modo quella bellezza, per permettere a ciascuno dei convenuti di imprigionarne per sempre la magia. Ma il “nostro” non riesce proprio a reprimersi e guardando il cielo esclama che sicuramente, quella notte, molti tra i presenti provvederanno ad incrementare la prole. Così! Allo stesso modo in cui ci si apostrofa fuori ad una balera, tra gente raccogliticcia ed alticcia, con fare ammiccante e pruriginoso.
Tra cotanto Mitterand e tale inadeguatezza e vacuità della nostra rappresentanza politica, è stata questa la mia volta, in cui, davanti al televisore, ho pianto a lungo di vergogna, da italiana.
Non è purtroppo la fine della storia. Qualche giorno dopo questi avvenimenti, ho appuntato su di un foglietto, che ancora conservo, come un titolo: “quella triste estate del 1994”. Scrivevo cioè allora di quel presente come se fosse già un passato molto remoto, auspicandolo vivamente.
Quello che ora, a ben titolo, in vista di reali opportunità di rinnovamento per un Paese arroccato e paralizzato, dovrebbe rientrare nel passato remoto, Berlusconi con il berlusconismo, continua ad essere il triste presente (a volerlo però). Ipotecando di fatto il futuro.
Aurelia del Vecchio ex impiegata dell’Ilva – Italsider di Bagnoli Napoli
lunedì, marzo 31, 2008
Un'informazione manomessa
E' con vero piacere che pubblico la email che ho ricevuto dalla sig.ra Aurelia del Vecchio.
Aurelia del Vecchio
martedì, marzo 25, 2008
La campania non andrà a destra
Rispettando la libera espressione di voto di ciascuno, mi permetto di osservare che questa sarebbe, per tanti versi, una scelta illogica. Basterebbe considerare attentamente tutti gli atti dell’ineffabile governo Berlusconi per il Sud e tutto ciò che la destra fa, con puntuale quotidianità, contro Napoli e la Regione per mero gioco politico.
Per un quinquennio il Cavaliere è stato a capo di una composita maggioranza, costituita da AN, dal partito dell’onorevole Casini e dalla Lega Nord, vera forza fagocitante dell’alleanza, per niente sensibile alle ragioni del meridione, se non con intento egoista e secessionista. Con in più il supporto di una destra estrema e negazionista delle ragioni stesse della nostra democrazia. Unico caso in Europa.
Al di là dei proclami roboanti e delle immaginifiche cifre esibite per il Sud, sarebbe il caso di chiedere alla destra un resoconto dettagliato delle cose realmente esplicate per questa parte di Paese, per tutti gli anni che essa ha governato. Forse si rimarrebbe sbigottiti per l’esiguità e la scarnezza dell’azione degli esecutivi a guida Berlusconi, relativamente proprio ai problemi meridionali.
E partendo quindi, da una analisi politica ed economica degli ultimi anni, difficilmente confutabile, si arriva, in modo inevitabile, all’emergenza rifiuti e di come essa non sia stata arginata e risolta nei cinque anni del governo Berlusconi.
Purtroppo il precipitare della crisi dei rifiuti sembra aver annullato queste omissioni e non soluzioni, circoscrivendo le responsabilità solo in ambito regionale.
Per evitare il rischio di incorrere in ripetizioni, vorrei subito cogliere il dato politico, che emerge, prepotente, dal problema dello smaltimento dei rifiuti. E cioè che, a monte di esso, molti sia a destra che al centro stanno ricercando la verginità politica, a tutti i costi, fidando sulla poca memoria della gente.
Escludo di netto dal mio ragionamento il governo Prodi, essendo esso, nella sua esiguità temporale, rispetto all’esecutivo precedente, riuscito a varare un decreto credibile e fattibile e affidandone l’attuazione al Commissario De Gennaro, che pure tra enormi difficoltà, pare stia per raggiungere un esito positivo nei tempi stabiliti.
Ma come ha ben sottolineato Massimo D’Alema, le forze politiche di destra sono sostanzialmente avverse alla nostra città e Regione, in quanto, con una martellante e devastante campagna mediatica, stanno compromettendo gravemente il nostro futuro, facendo apparire sommerso dalla “monnezza” tutto, anche ciò che è eccellente e si continua a produrre.
La destra quindi, vera forza della regressione, non collaborativa nell’emergenza, non propositiva responsabilmente e non risolutiva in alcun modo dei problemi dei cittadini. Tesa essa nella ricerca spasmodica del consenso, a favore dei particolarismi del solito e vecchio imprenditore Berlusconi.
Fortunatamente a fare da controaltare a questa deriva, c’è il Partito Democratico, quale vera ed unica novità nel panorama politico, Con tutte le implicazioni positive, che esso reca in sé, in speranze ed in possibilità reali, perché può mettere in moto soprattutto l’effetto deparalizzante della società italiana.
Affermo ciò senza ansia e tifoseria, ma per semplice senso di realismo. Del resto, quel che propone la destra, con un partito, il PDL, raffazzonato senza un vero progetto fondativo in tutta fretta per contrastare Veltroni, è un già visto, provato e già bocciato e ci riporterebbe alla condizione di un intero Paese bloccato, sempre sull’orlo di una “guerra civile” immaginaria e culturalmente retrogrado. Allorché abbandoneremo del tutto l’attitudine secolare a sentirci “Guelfi e Ghibellini”, in politica, così come nelle scelte essenziali della vita nazionale, potremo finalmente dirci Europei.
Il rischio di ulteriori divisioni e corporativismi è grande ed è d’uopo ricordare come il governo Berlusconi abbia contribuito ad una più drammatica spaccatura economica e strutturale tra Nord e Sud. Un’eventuale vittoria elettorale della destra produrrebbe per il nostro territorio proposte vuote di reale sviluppo ed all’insegna del solito affarismo, esplicato dalle “vecchie facce” della politica. Sempre per citare D’Alema, in caso di vittoria del PDL, c’è il rischio di avere un “ministro straniero” in qualche importante dicastero. Ovvero un leghista, eletto in una sola parte d’Italia, che dovrebbe però accogliere le istanze di tutto il territorio nazionale. Tutto ciò è beffa e ludibrio verso l’intero corpo elettorale.
Obiettivamente ed avendo una stima incommensurabile verso i miei concittadini, non riesco a trovare alcun valido riscontro, per cui la Campania dovrebbe votare a destra.
Ilvano
sabato, marzo 22, 2008
Pier Paolo Pasolini, Alla mia nazione
Pier Paolo Pasolini fu un vero Artista, con la "A" maiuscola. Dico questo perchè ha vissuto l'arte a 360 gradi, fu un romanziere, un editorialista, un saggista, un poeta e un regista.
In tutte le sue opere il linguaggio poetico è sempre presente, anche per questo molti suoi lavori sono stati erroneamente interpretati (lo sono ancora oggi).
Non a caso Moravia ci ricordava che Pasolini fu soprattutto un poeta, ogni suo scritto, ogni sua parola, ogni suo film, vanno interpretati tenendo conto di questo.
Sempre Alberto Moravia, in occasione dell'orazione funebre per Pasolini, disse: "abbiamo perso prima di tutto un poeta, di poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo. Quando sarà finito questo secolo Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno come poeta. Il poeta dovrebbe essere sacro".
Oggi di Pasolini si parlava pochissimo, anche se è attualissimo, fu un personaggio scomodo da vivo e lo è anche da morto. Fu un feroce critico della cultura borghese, soprattutto per questo motivo subì oltre trenta processi. Uno dei suoi primi romanzi, "Ragazzi di vita", fu denunciato per contenuti pornografici. Il libro fu dapprima sequestato, solo successivamente, dopo l'assoluzione di Pasolini, fu dissequestrato.
Definì fenomeni come l'omologazione e il genocido culturale determinati dal consumismo. Ora non voglio anticiparvi altro, ci saranno altri post a riguardo.
La poesia che segue dimostra come Pasolini, ancora oggi, sia un personaggio attualissimo.
S.F.
venerdì, marzo 21, 2008
La sindrome di Stoccolma di Dini
Apprendo dai giornali che il Senatore Dini, presente alla convention dei candidati di destra alle elezioni politiche, presso l’Auditorium Eur di Roma, giorni addietro, ha dichiarato, raggiante, di essere finalmente a casa. Intendendo come tale la sua collocazione nel PDL. Una vera e propria “sindrome di Stoccolma”, che si verifica allorché un sequestrato, contro ogni logica, nutre indulgenza e sentimenti amorosi per il suo sequestratore.
Dico questo, perché Dini si professa liberale, ma l’equazione Ciarrapico-Mussolini uguale liberaldemocratici, non ritorna. E basta compiere un excursus su quattordici anni di vita politica italiana, per ritrovare subito un Presidente del consiglio, Dini, succeduto ad un brevissimo governo Berlusconi, di cui il Senatore era stato anche ministro, vituperato ed indigesto proprio alla destra. Fino all’ignominia della Commissione parlamentare Telekom Serbia, durante il secondo governo Berlusconi, presieduta dall’Onorevole Trantino (AN), la quale si basava sulle presunte rivelazioni di poco raccomandabili individui intorno alla presunta corruzione di uomini di centro-sinistra, tra cui Dini ed il cui nome in codice sarebbe stato “Ranocchio”. Tutto falso come accertato dalla Magistratura.
Il ritornare tra gente simile se non è “Sindrome di Stoccolma”, dà un segnale grave di malcostume nella politica italiana.
Sta di fatto che Dini, unitamente a Mastella, ha fatto cadere un governo serio, alla vigilia di importanti decisioni per il Paese ed in assoluto dispregio delle indicazioni degli elettori, spingendo decisamente per elezioni anticipate e facendo naufragare il tentativo del Presidente Marini. Avviando subito o forse già da prima un mercanteggiamento con Berlusconi, in merito al numero di diniani da candidare nel PDL.
In politica, una “dinata” o una “mastellata” avranno, per decenni, il senso di un’azione politica non edificante e non molto onorevole.
Ilvano
mercoledì, marzo 19, 2008
Il ministro Nicolais, Bassolino, il PD e gli elettori
I titoli degli articoli dei giornali vengono composti dai giornalisti, ma deontologia professionale vuole che i suddetti articoli, soprattutto quando riportano interviste dirette, siano sintesi fedeli delle dichiarazioni rilasciate.
Quindi, “NICOLAIS INCALZA IL GOVERNATORE. E’ UN PROBLEMA PER IL PD” articolo pubblicato dall’edizione napoletana de “La Repubblica” del 15 marzo e “BASSOLINO DIMISSIONARIO CI AVREBBE FAVORITO” su “Il Mattino” dello stesso giorno, riproducono, credo, testualmente il pensiero del Ministro e non possono considerarsi frutto di una interpretazione giornalistica.
Parafrasando il titolo di quanto riportato da “La Repubblica”, a questo punto, dopo tanto mio ardore iniziale verso la costituzione del nuovo partito, sono io elettore ad avere un problema nel votare PD. Perché il mio voto e quello dei miei familiari, per effetto di una legge elettorale da tutti vituperata, ma in vigore, porterà sicuramente all’elezione di Nicolais, posto nella lista in posizione preminente, pur non condividendo, nettamente, il suo modo di far politica.
Nell’affermare ciò, ci tengo a sottolineare l’impeccabilità del Ministro, per competenza e lealtà all’interno della compagine governativa, presieduta da Prodi. Ben altri infatti, per altro noti, hanno determinato la fine anticipata della legislatura, abbandonandosi ad un vero e proprio mercanteggiamento non molto onorevole con Berlusconi.
Eppure, leggendo le dichiarazioni di Nicolais, mi tornano alla mente le troppe parole in libertà, pronunciate da esponenti del governo appena passato. Quasi che il senso della politica non possa andare oltre l’illogico e l’irreversibile e mai verso qualcosa di costruttivo. Ciò è accaduto, nonostante la quasi disperazione del popolo di centro-sinistra, nel chiedere unità ai propri rappresentanti. Unità in un confronto apertissimo e proficuo e non unanimismo, come quello che pervade la destra italiana, ben stretta nelle mani di Berlusconi.
Per ritornare al Ministro Nicolais, sembra che quasi ci dica: ”Io corro da solo”. Ha forse egli senza dubbio l’ostinatezza, che contraddistingue il vero uomo di scienza, ma mi permetto di notare che egli ha anche l’imperizia, tipica del neofita in politica. Perché nessuno può sentirsi avulso o autonomo rispetto alla propria parte politica. Se non si è voluto o potuto preservare il governo Prodi, ci si batta per mantenere l’integrità e l’unità di intenti del Partito Democratico, nato per rivoluzionare ed ammodernare la politica italiana, non per inglobarne scorie e cattive abitudini.
A proposito dell’emergenza rifiuti ed intorno al ruolo del Governatore della Campania, le dichiarazioni di Veltroni, D’Alema, Follini, Bindi ed altri sono state univoche e responsabili, in quanto la priorità è in assoluto togliere i rifiuti dalle strade ed alleviare i disagi delle popolazioni. Che la destra italiana si abbeverasse con avidità all’emergenza rifiuti, era fatto prevedibile per una congenita mancanza di proposizione politica, ma che questo speculare intorno ai rifiuti diventasse motivo di campagna elettorale all’interno del Partito Democratico, alla ricerca di visibilità personale, lo trovo sconcertante e deplorevole. E se dietro a tutte queste polemiche e giri di parole non ci fosse niente per Napoli, la Campania e l’intero Meridione? E se i rifiuti diventassero in tal modo un comodo pretesto per quello che non verrà nel dopo?
Bassolino più volte ed in varie sedi ha spiegato come fosse doveroso per lui rimanere per l’emergenza in atto e per coadiuvare al meglio il non facile operato di De Gennaro. La richiesta asfissiante delle dimissioni del Governatore ha raggiunto un punto tale di saturazione, da far trapelare tutta la strumentalizzazione a riguardo. E’ giunto veramente il momento di pronunciare un basta urlato e prolungato. Non senza però prima aver chiesto al Ministro Nicolais di fornirci pubblicamente e nel dettaglio le motivazioni politiche, per le quali Bassolino dovrebbe dimettersi e quali vantaggi da tale cosa ne trarrebbero nell’immediato i cittadini.
I sondaggi? Se essi vengono usati senza rigore scientifico, come una clava, meglio lasciarli al cavaliere.
Bassolino è l’unico responsabile della crisi dei rifiuti? Si abbia il coraggio di dichiararlo pubblicamente, prima di ogni giudizio.
E’ eticamente e moralmente corretto ascrivere ad un solo soggetto istituzionale le responsabilità di tante altre persone, sempre riguardo ai rifiuti? Se la risposta è sì, non siamo in presenza di una politica rinnovata, alta e nobile, ma qualcosa che è più riconducibile alla furbizia ed opportunismo politico.
Non si può dire no a questa onda irrefrenabile di frastuono e gogna mediatica verso il Governatore della Campania, quasi nel timore di essere escluso per sempre dal gossip della politica? Ma ciò è piuttosto un’involuzione culturale ed è come dare un colpo forte e proditorio a Veltroni, che, proprio contro la supremazia del berlusconismo, è riuscito a riappropriarsi dell’agenda politica e culturale del Paese.
Resti, Bassolino. Eletto dal popolo sovrano sempre evocato e pur ignorato. Ed insieme a tutte le cose serie che il Governatore fa dalla mattina alla sera, si abbandoni anche ad una o più pratiche, non politiche, ma anti-iettatorie.
L’autocandidatura di Nicolais alla guida della Regione appare prematura, fuorviante e visto lo snodarsi dei suoi ragionamenti, non consona, anche per una sorta di autoreferenzialità, che trapela.
Ilvano
venerdì, marzo 14, 2008
L'indignazione non è mai troppa
Dopo aver Berlusconi candidato Ciarrapico, discusso imprenditore dalla fedina penale non immacolata e pubblico reo confesso di fascismo, salvo smentita di prammatica, egli propone a capo della lista del Senato per il Sud America, l’argentino Esteban Juan Caselli, detto Cacho, personaggio legato alla sanguinaria dittatura militare ed accusato da ministri del suo stesso paese di oscuri traffici e pericolose frequentazioni.
E’ giusto che uno schieramento politico, che compete per la guida del Paese, debba battersi strenuamente, per conquistare tale primato, tramite l’acquisizione del maggior numero di consensi. Ma ciò deve avvenire sempre percorrendo la via maestra della democrazia. La qual cosa, come spesso vuole accreditare il cavaliere, non è un optional, né qualcosa di anacronistico.
Ben si sa come egli sia preda delle sue ossessioni fobiche sui comunisti, ma sarebbe comunque il caso di ricordargli che l’unico regime dittatoriale, che ha avuto l’Italia, è stato quello fascista. Da cui il capo della destra pesca a piene mani, la Mussolini e Ciarrapico qui da noi e all’estero nel pattume di un’odiosa dittatura militare, il succitato Esteban Juan Caselli.
Il mondo cambia vertiginosamente e drammatiche emergenze si presentano ai governanti. Ma Berlusconi, come “il giapponese rimasto nella giungla” appare in maniera manifesta, legato al passato, purtroppo a quello più inquietante e disastroso. Tra fascismi e la P2 ed i suoi legami argentini. Nonché, ahi noi, prototipo di una politica da marketing, di plastiche facciali, di trapianti vari, all’insegna del nulla eterno e dell’enorme conflitto di interessi, ai quali si aggiungono vergognosamente quelli di Ciarrapico, quindi, non uno qualsiasi.
In poche ore Berlusconi è riuscito ad infliggere due gravi ferite alla collettività nazionale, sia con l’immissione in circolo del fascismo nostrano, sia con il consenso postumo alla crudele dittatura argentina, che ha causato migliaia e migliaia di vittime, moltissime di origine italiana. Dopo soprusi di ogni genere e torture, fino alla sottrazione dei figli di questi oppositori, tutti uccisi senza che essi avessero alcuna colpa, se non quella di amare profondamente la libertà dell’Argentina.
Sarebbe a questo punto auspicabile un confronto tra Berlusconi e le mamme della Plaza de Mayo. E non gli resterebbe che spiegare loro che il potere è potere e va perseguito con ogni mezzo e ad ogni costo. Anche quello di beffeggiare e rendere vano tutto ciò che ha condotto alla democrazia. Perché il senso di alcune candidature è questo, senza il rischio di incorrere in equivoci.
La proposizione al Senato della Repubblica di un personaggio come Esteban Caselli non dovrebbe passare sotto silenzio, piuttosto scuotere le coscienze: dei cittadini, dei politici italiani di buona volontà, della Chiesa cattolica, del Partito Popolare europeo, di cui il capo della destra si pregia di appartenere, di tutte le comunità di origine italiana dell’America latina, di tutti i governi europei, nonché della stampa libera e indipendente.
Che l’indignazione generale possa assumere peso corposo e farsi civile e ferma protesta. Se non prevarranno indifferenza ed assuefazione verso le ragioni della democrazia ed il solito
opportunismo politico.
Ilvano
sabato, febbraio 16, 2008
Spudorato menzognere
Ieri, Silvio Berlusconi ospite della trasmissione Tv7, condotta da Gianni Riotta, ha espresso, senza alcun senso del pudore, la seguente affermazione: "Mi sono battuto perché Biagi non lasciasse la televisione, ma alla fine prevalse in lui il desiderio di poter essere liquidato con un compenso molto elevato".
L'affermazione è due volte falsa:
- Enzo Biagi fu epurato dalla Rai su richiesta di Berlusconi, vedi editto bulgaro.
- In Biagi non prevalse alcun desiderio di poter essere liquidato con un compenso elevato. A tal proposito vi invito a leggere il libro "Regime", scritto da Marco Travaglio e Peter Gomez, che riporta minuziosamente l'intero caso con il relativo carteggio tra Biagi e i vertici RAI.
Silvio Berlusconi sembra un personaggio di "1984" di George Orwell, il quale cerca di cambiare il passato. I personaggi del libro sono talmente plagiati che non hanno più memoria, mentre una buona parte degli italiani non l'ha ancora persa, anche se c'è una parte degli abitanti di questo paese che sono peggio degli abitanti dell' Oceania del romanzo di Orwell.
S.F.
lunedì, febbraio 11, 2008
Caivano, Napoli quindi Italia
Sul mio sito, Il Cavaliere, numerose volte mi arrivano dell'email da utenti un pò "sbadati", che confondendo il sito per un sito di natura berlusconiana, inviano delle email dove vengono fatte richieste, elogi o altro a Silvio Berlusconi.
Questa volta, però, voglio pubblicare una e-mail della signora Fortuna Tondi che racconta delle vicende, che non sono da paese civile. Vorrei farvi tutti partecipi:
Sono la signora tondi fortuna, piccola commerciante di Caivano in provincia di Napoli. Ho chiesto aiuto a tutto il governo ma sono tutti spariti, nessuna risposta.
Sono proprietaria di una macelleria da trenta anni, abbiamo fatto tutti i sacrifici del mondo per sopravvivere con quattro figli.
Tra la gestline, otto rapine, due furti e mucca pazza ci hanno distrutto. Io non chiedo pietà allo stato, ma solo il mio sacrosanto diritto di essere assistita perché pago le tasse. Il governo non può abbandonarmi in mano della criminalità.
Otto rapine in cinque anni, siamo distrutti economicamente e moralmente, una volta hanno preso mia figlia incinta di sette mesi e abbiamo rischiato di perdere il bambino. Ho un unico figlio maschio che in una rapina è stato sparato, successivamente hanno sparato a mio marito.
Inoltre, ho una figlia ventenne alla quale è stata rivolta otto volte la pistola alla nuca, io vorrei solo capire se è giusto che il governo mi abbandona, tutto questo è vergognoso, non costringetemi a fare pazzie volontarie, io non ammetto che il governo ci dia in bocca ai lupi, è una vergogna.
Ma esiste un governo? O esiste solo quando ci sono i morti fatti dalla criminalità?
La mia storia la porterò su tutti i giornali e in tv, come ho già fatto alla “Tv della libertà”. Io ho il diritto sacrosanto diritto di essere aiutata. O per essere aiutata devo fare la delinquente? Così lo stato mi aiuta, lui aiuta solo i delinquenti come con l’indulto.
Ma che aspettate? Io ho proposto nel video della “Tv della libertà” di regalare il mio negozio a Prodi se lui mi paga i debiti, che ne sono molti, e da un lavoro a me e la mia famiglia. Siamo sul lastrico se il governo non interviene.
Non so cosa faccio, questo è un allarme di salvataggio di una famiglia onesta, ho inviato dieci lettere a Prodi, sono tutti morti oppure aspettano che morirà uno di noi? Ho fatto anche richiesta di incentivi per le imprese a rischio ma a me non saranno attributi. A chi spettano allora?
Devo salvare il salvabile, non mi arrendo, se lo stato mi abbandona non so come andrà a finire, la mancanza dello stato è orrendo, vergognoso e spaventoso.
Spero una presenza e in un aiuto con urgenza
Cordialmente
Fortuna tondi
In questa altra email la signora ci da delle informazioni sulla situazione di Caivano.
Caivano record mondiale delle rapine.
Sono la signora tondi fortuna, commerciante di Caivano, in pochi anni otto rapine e due furti. Siamo stanchi di essere abbandonati dallo stato, nessuno ci tutela. Caivano è dotato solo di pochissimi carabinieri, che non riescono a sorvegliare il paese, non c’è mai una volante quando c’è ne bisogno perché i carabinieri sono pochi. Noi commercianti di Caivano lavoriamo tutti a carattere familiare, a causa della disoccupazione i nostri figli sono costretti a lavorare nei nostri negozi e stanno rischiando la vita per colpa della criminalità, ma dove è lo stato? A noi commercianti nessuno ci tutela, nel mio negozio è successo di tutto durante le rapine, in un negozio hanno dato la cassa in testa al figlio del proprietario, hanno preso una ragazza incinta sotto tiro, in un’altra occasione, nel negozio di detersivi, i delinquenti non hanno avuto pietà di una bambina di sei anni. Vorrei capire perché Caivano è stato abbandonato? Ho scritto a tutti i politici, a Prodi, al sindaco, a tutto palazzo Chigi, ma a loro non interessa Caivano, interessano solo i soldi delle tasse di Caivano.
Io spero presto una rivolta tutti i commercianti, Caivano è diventato il più degradato di tutti i paesi,
tutti scappano al nord, anche due dei miei figli ci hanno lasciati, tutto per colpa delle frequenti rapine.
E’ vergognoso, il governo deve fare qualcosa per aiutarci non peggiorando la situazione come già ha fatto liberando tutti i delinquenti. Noi abbiamo lavorato nelle festività natalizie con il cuore alla gola per la paura. Hanno tentato in una settimana per cinque volte di entrare nel mio negozio, siamo stati costretti a lavorare a porte chiuse e a chiudere prima delle venti. Comunque non serve a chiudere prima, perché sono stata rapinata anche alle 14 e alle 12 e 30. Una vita orrenda per cosa?
Fortuna Tondi